Una colomba colorata che vola davanti a una vetrata. È il logo ecumenico che in Francia presto indicherà le parrocchie e le comunità locali «verdi», cioè impegnate concretamente nel cammino di «conversione ecologica» a cui il mondo di oggi è chiamato. A promuovere l’iniziativa - presentata ufficialmente oggi, con una giornata di studi all’Église protestante unie de Pentemont Luxembourg, nel cuore di Parigi - sono la Conferenza episcopale francese, la Federazione delle Chiese protestanti e l’Assemblea dei vescovi ortodossi, insieme al locale Consiglio delle Chiese cristiane. L’idea è quella di tradurre l’impegno comune alla custodia del creato - ribadito anche dall’enciclica di papa Francesco «Laudato si’» - in una serie di impegni concreti da realizzare prima di tutto dentro le strutture ecclesiastiche delle diverse confessioni.

La proposta del marchio «Eglise Verte» è un progetto nato all’indomani della Conferenza sul clima di Parigi del dicembre 2015 e già testato dalla primavera scorsa in dieci comunità pilota. Il meccanismo è quello delle certificazioni degli standard di qualità: le parrocchie, le chiese riformate o le comunità religiose che lo desiderano possono aderire a quest’iniziativa accettando di sottoporsi a un’«eco-diagnosi» della propria situazione.

Concretamente si tratta di rispondere a un questionario di ottanta domande elaborato in collaborazione con due realtà ambientaliste di matrice cristiana, il movimento internazionale A Rocha e il francese Avec (Accompagnement vers une écoresponsabilité chrétienn). L’analisi della situazione tocca ambiti tra loro anche molto diversi: c’è ovviamente l’esame dello stato dei fabbricati in relazione al consumo di energia, il livello di attenzione nel contenimento e nello smaltimento dei rifiuti, il tipo di destinazione di eventuali terreni di proprietà della comunità; ma l’idea di «Eglise Verte» vuole essere quella di una comunità attenta anche a dimensioni come la spiritualità del creato o lo sguardo planetario rispetto alle questioni ambientali. Per questo sotto la lente finiscono anche il grado di attenzione alle sottolineature dei riferimenti alla terra nella vita liturgica o le azioni concrete per la promozione di stili di vita eco-sostenibili attraverso gesti e segni comunitari.

Per ciascuna delle risposte alle domande dell’«eco-diagnosi» viene assegnato alla comunità un punteggio, che va a confluire in un indice generale: ciascuno, dunque, viene fotografato al livello in cui si trova all’interno di una scala che va dal «granello di senape» al «cedro del Libano», con evidente riferimento a immagini bibliche. E chi assume il marchio di «Eglise Verte» si impegna a cercare di migliorare la propria posizione, ripetendo ogni anno la diagnosi e verificando come sta andando la propria «conversione ecologica».

Al di là di punteggi e livelli - come spiega in una nota il sito della Conferenza episcopale francese - lo scopo vuole essere soprattutto quello di «accompagnare e rendere più visibile» l’impegno dei cristiani per la custodia del creato. Per questo a partire da gennaio - in concomitanza con la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani - il sito internet dell’iniziativa si arricchirà di suggerimenti ed esperienze, con l’obiettivo di aiutare ciascuna comunità francese a individuare i passi possibili «per incarnare dentro il proprio contesto l’enciclica Laudato si’ e divenire artigiani di una conversione ecologica».

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