L’architettura di una chiesa contiene sempre il segno della croce, non solo come simbolo presente ed evidente, ma come intessitura che attraversa e informa lo spazio. È croce come incrocio delle dimensioni orizzontale e verticale, come incontro tra comunità e autorità, tra il presente e l’eterno. Nella nuova concattedrale di Lamezia Terme, progettata da Paolo Portoghesi, il segno della croce si ravvisa bene anche nello sviluppo della pianta: il camminamento assiale che dall’ingresso va verso l’altare e il percorso ortogonale che, memoria dell’antico transetto, collega la cappella eucaristica con il battistero: luoghi che in tal modo si presentano ben visibili, per quanto relativamente defilati, sin dal momento in cui si varca la soglia dell’accesso.
La liturgia, oltre ai richiami simbolici della tradizione, sono stati i momenti ispiratori del progetto. Come ha spiegato Paolo Portoghesi:
“Molte delle scelte del progetto sono derivate dalla lettura delle riflessioni di Benedetto XVI sulla nuova liturgia. Anzitutto l’orientamento a est, essenziale per il significato cosmico della chiesa; l’apertura al paesaggio realizzata anche attraverso il dipinto che Gigi Frappi ha eseguito nella cappella battesimale; la sottolineatura del percorso centrale come percorso del popolo di Dio verso la salvezza; il riferimento alla Maiestas Domini; la visibilità dei sacri segni come il tabernacolo e il fonte battesimale, compresa la teca ben visibile della sacra scrittura.
“Particolarmente significativo, tra i suggerimenti, la collocazione del Crocifisso, opera di Paolo Borghi, al centro dell’assemblea in modo che a esso possano rivolgersi, nel momento della consacrazione, sia il sacerdote celebrante che i fedeli concelebranti” (da Avvenire, 5 luglio 2019).
Il crocifisso, sospeso in alto, segna il luogo di incontro tra assemblea e altare: quello spazio chiamato “onfalo”, luogo baricentrico, momento di passaggio, il luogo ove si recano i fedeli per ricevere la comunione. Se l’altare, qui posto nel punto di convergenze di tutti i percorsi che attraversano radialmente la chiesa, è il centro visibile e l’origine dello spazio, l’onfalo è il luogo aperto e pertanto disponibile all’incontro.
In alto dodici ben visibili costolature reggono la copertura e, intrecciandosi, accompagnano i tre lucernari allineati sull’asse centrale. Sul pavimento si distendono linee ben visibili a individuare percorsi e segnare i diversi settori dedicati a assemblea e presbiterio. La disposizione avvolgente dell’assemblea è completata dalla gradinata destinata a ospitare i concelebranti, che in questo modo riecheggia l’antico “coro” nel medio evo usualmente posto a corona dell’altare e destinato a ospitare, con appositi scranni, prelati, sacerdoti e la schola cantorum.
Tale richiamo all’antichità medievale è stato completato, per desiderio del vescovo, mons. Luigi Antonio Canfora, con la disposizione centrale della cattedra, che in origine nel progetto (come si vede dalla pianta) era stata pensata in posizione laterale.
Così l’architettura si esprime in segni che ospitano le azioni liturgiche (e le richiamano al di fuori dei momenti celebrativi), che rimandano a verità teologiche e che riflettono la struttura gerarchica della Chiesa.
Il rapporto tra questa concattedrale e lo spazio urbano è mediato dal sagrato che si estende in una più ampia piazza civica e dai due alti campanili in acciaio corten (tutta la struttura della chiesa è in acciaio, in funzione antisismica), ben visibili anche da lontano. La concattedrale è stata voluta e pensata che per donare unitarietà ai tre Comuni che sono stati uniti per formare Lamezia Terme: Sambiase, Nicastro e S. Eufemia. E, come riferisce Paolo Portoghesi, “doveva sorgere in una posizione centrale per dare un significato spirituale a questa unificazione che rischiava di esaurirsi in un’azione suggerita da interessi organizzativi”.
Come l’altare è il cuore della chiesa, la chiesa è il cuore della città. E tanto più lo è questa nuova chiesa inaugurata il 25 marzo 2019, unica cattedrale italiana costruita nel XXI secolo. In Calabria, terra in cui la religione ha sempre continuato a essere partecipata con forza e convinzione.