Il 16 aprile 2016, vigilia della IV di domenica di Pasqua, il vescovo di Civita Castellana, S. E. Mons. Romano Rossi, ha presieduto la liturgia eucaristica nel corso della quale è stata benedetta la chiesa rinnovata del Monastero benedettino di Santa Scolastica, a Civitella San Paolo.

Vista assiale centrale della chiesa rinnovata.
Vista assiale centrale della chiesa rinnovata.

Hanno partecipato anche alcuni fratelli e sorelle venuti da Bose e le sorelle di Cumiana. Erano inoltre presenti gli abati di Subiaco e di San Paolo fuori le mura, le badesse di Fabriano e Tarquinia, la priora di Amelia e la superiora generale delle monache camaldolesi, insieme ad altri monaci e monache e ad alcune piccole sorelle di Gesù di Tre Fontane nonché al Rev. Dott. Rowan Williams, già arcivescovo di Canterbury, che da anni frequenta il monastero di Bose.
Nel discorso introduttivo fr. Enzo Bianchi, priore di Bose, ha ricordato che “siamo e vogliamo essere una piccola realtà nel grembo della chiesa santa e una, una comunità monastica che tenta, senza riuscirci pienamente, di vivere il Vangelo nella vita comune, nella preghiera, nel lavoro e nell’accoglienza di tutti quelli e quelle che bussano alla nostra porta” e ha sottolineato che “la benedizione odierna della chiesa rinnovata e della vita comune vuole essere la manifestazione della nostra alleanza fedele: sorelle benedettine e sorelle di Bose, un’unica comunione e un’unica preghiera, un’unica condivisione dei beni spirituali e materiali, un’unica collocazione nella chiesa locale“.

La chiesa rinnovata è un esempio di opera comunitaria. La disposizione dei luoghi liturgici e la loro consistenza materica è testimonianza dell’azione e della preghiera che vi si svolge. Più di un “vestito”, è espressione viva e operante delle liturgie. Queste infatti vi si svolgono anche grazie al modo in cui il luogo fisico e la sua organizzazione lo consente.

Se nelle chiese parrocchiali la disposizione dello spazio liturgico è frutto del dialogo tra l’architetto e i rappresentanti della comunità, nel caso di un monastero come questo, il rinnovamento della chiesa diviene anche espressione del congiungersi di sensibilità e vocazioni: quella della comunità benedettina che già lo animava, e quella della comunità di Bose che vi si unisce.

Si nota come la disposizione dei luoghi liturgici sia in tutto simile a quella presente nella chiesa principale a Bose. L’ambone fronteggia l’altare generando un asse centrale che continua con la custodia eucaristica e il crocifisso.

Una disposizione assiale che è sconsigliata nelle Note pastorali della Conferenza Episcopale Italiana del 1993 e 1996 sulle Nuove chiese e sull’Adeguamento delle chiese esistenti: ma questa non è una chiesa parrocchiale di nuova concezione, bensì una chiesa monastica, rinnovata ma già radicata in una tradizione.

Altare e ambone sono in pietra d'onice.
Altare e ambone sono in pietra d’onice.

L’assialità centrale assume il senso del rivolgersi assieme verso una singola direzione: che sta oltre lo spazio visibile.

Il luogo del vangelo si pone come l’inizio di un cammino che prosegue oltre il luogo dell’azione eucaristica per culminare nella gloria della croce.

Per inciso, nella comunità monastica di Bose l’assialità è anche segno di unione e di condivisione tra i due gruppi che la compongono: quello femminile (che si pone sulla destra dell’asse centrale nel corso delle celebrazioni) e quello maschile (che si pone sulla sinistra).

Qui a Santa Scolastica la comunità è tutta femminile, tuttavia è aperta alla partecipazione dei monaci, come avviene nel monastero di Bose.

Altare e ambone sono in pietra di onice scelta personalmente da fr. Enzo Bianchi e tagliata secondo le sue indicazioni: una pietra limpida, luminosa dalle coloriture naturali. L’altare, cubico risalta come momento cardine dell’insieme mentre l’ambone, di identica consistenza materica, gli si rivolge con gesto evidente.

Vistsa dall'altare verso l'assemblea. Monache e monaci si raccolgono ai lati dell'asse centrale
Vistsa dall’altare verso l’assemblea. Monache e monaci si raccolgono ai lati dell’asse centrale

Sono state mantenute le lampade a campana, prodotto artigianale in gres,  esistenti nella precedente chiesa e che sono anche un segno di continuità con la loro bellezza.

Le icone sono prodotte dall’atelier di iconografia di Bose. La consulenza architettonica per il completamento dell’insieme è di fr Michele Badino, architetto e monaco di Bose.

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