Di Stefano Mavilio

Una svolta culturale per la “città dei morti” pari a quella in atto nelle “città dei vivi”? A proposito del Seminario di studio e di ricerca promosso da SEFIT-UTILITALIA, in collaborazione con la Fondazione MAXXI Roma, 14 dicembre 2017

Imbarazzante parlare di un convegno al quale si è partecipato in qualità di relatori; si corre il rischio di parlare bene di tutti, pur di parlare bene di se stessi. Onde evitare tale rischio, eviterò di segnalare le singole relazioni, cercando di estrapolarne una serie di percorsi che in qualche modo prefigurino il futuro, tralasciando quelle relazioni – tante – fatte di immagini collazionate da internet, legate da un qualche filo conduttore, grazie alle quali abbiamo visto molte volte le stesse immagini. Tanto vale accennarvi: molti cimiteri del modernismo e del post-modernismo, ciascuno riferibile alla cultura che lo ha generato. Lirici e soavi i cimiteri scandinavi, già contemporanei, aperti al paesaggio magari con crematorio annesso; è il caso del notissimo cimitero di Asplund e Lewerenz a Stoccolma; e del nuovo crematorio al cimitero Woodland, sempre a Stoccolma;

Nuovo crematorio di Stoccolma. Progetto di Johan Celsing Arkitektkontor.

e per rimanere in ambiente scandinavo, la cappella di San Lorenzo a Vantaa (Finlandia), progettata da Avanto Architects, che “basandosi sul concetto del Cammino, rappresenta il percorso di un Cristiano verso l’eternità” (cfr http://copperconcept.org/it/riferimenti/cappella-di-san-lorenzo-vantaa-finlandia, 2011).

Cappella cimiteriale di San Lorenzo a Vantaa (Finlandia). Progetto Avanto.
Cappella nel crematorio Uitzicht a Kortrijk (Belgio). Progetto Eduardo Souto de Moura.

Bellissimo il crematorio Uitzicht a Kortrijk, in Belgio, di Eduardo Souto de Moura in collaborazione con Sum Project, in guisa di nave, a memoria dei mai dimenticati traghettatori e traghetti (il paragone è mio). Per rimanere dalle nostre parti, tanti cimiteri recintati e composti, alla maniera di luoghi urbani: è il caso di quello di Modena di Aldo Rossi che, come certe cucine, risulta essere il più amato dagli architetti italiani (e detestato dalla cittadinanza); luogo del quale certe foto addirittura commuovono (“la neve signora mia, commuove sempre!”) e che somiglia in maniera inquietante al Gallaratese, come a dire che le case dei vivi, in Italia, non sono dissimili da quelle dei morti.

Cimitero di Modena. Progetto Aldo Rossi (il disegno di tale cimitero è ripresentato in testata).

Qualche Brion di Scarpa, del quale rimangono misteriosi i “percorsi iniziatici”;

Tomba Brion. Progetto Carlo Scarpa.

il bell’ampliamento del cimitero di Gubbio di Andrea Dragoni che, sempre sulla falsariga del progetto urbano, costruisce un borgo con strade vicoli e piazze,

Cimitero di Gubbio. Progetto Andrea Dragoni. Foto Alessandra Chemollo.

fino al caseggiato di Monestiroli Associati a Voghera, che al posto del finestre pone piccole lapidi tutte uguali a comporre un prospetto davvero magnifico.

Cimitero di Voghera. Progetto Monestiroli Associati.

Verrebbe da chiedersi: possibile che l’unica dimora immaginabile per i morti, per la nostra cultura mediterranea, sia la “domus” o la “forma urbis”? Corti e recinti a profusione, quasi a immaginare impossibili fughe di estinti (a onore del vero, si segnala come i regolamenti impongano muri di metri 2,50 di altezza a cingerne l’intera estensione).

E vengo al convegno vero, ai percorsi programmatici per il futuro dell’edilizia cimiteriale, che non significa soltanto cimiteri, certamente non quelli monumentali, per i quali vedremo cosa prepara il futuro ma anche cappelle per il commiato, case funerarie, urne, perfino boschi.

Ecco qualche argomento: avendo citato or ora i “monumentali”, l’argomento principe del convegno è stato la loro valorizzazione, in termini di turismo d’arte, per il quale in molti si stanno già attrezzando e altri lo hanno già fatto; quindi l’argomento economico-commerciale, visti gli alti costi di gestione e i bassi ricavi, come rammentava il Libro bianco SEFIT fin dal 2008. E ancora: le questioni tipologiche, con particolare attenzione alla case funerarie, spesso confuse con i luoghi del commiato (delle quali l’architetto Salimei ha relazionato con competenza), che andranno sempre di più ad aggiungersi ad i cimiteri “generici”, vere e proprie città, con tanto di linee di autobus, strade e piazze; ma oltre alle tipologie edilizie, segnalo le diverse tipologie “funerarie”: sepoltura a terra, successiva tumulazione, cremazione, e quant’altro. Proibita dalla Chiesa Cattolica la riduzione del caro estinto in monili, nondimeno la questione piace, a giudicare dalle relazioni. Parallela alla questione tipologica, quella ambientale: cimiteri autosufficienti dal punto di vista energetico e ad impatto zero; ma ancor più interessanti certi esperimenti per i quali le ceneri, riposte in speciali contenitori, diventeranno “parèdre” dei singoli alberi, ciascuno magari col nome del donatore (è il caso di Arborvitae 2008, “percorsi cimiteriali non convenzionali”, con urne biodegradabili e alberi dedicati). Tema – questo – delicatissimo, al quale in tempi diversi dedicava pagine crude ma intense James Joyce, rammentando come ai cimiteri andrebbero associati gli orti botanici, e come in tempo di guerra i cadaveri venissero venduti in proporzione al loro potere “fertilizzante”, e simili orrori. A livello gestionale, le categorie del “chi fa cosa”, argomento delicatissimo, soprattutto nella attuale congerie temporale e culturale, meglio sarebbe dire politica, per la quale, nella frammentazione delle competenze e nella breve durata degli incarichi, pare difficile trovare accordi per gestire ad esempio le superfici (vedi altrove il dato numerico). Decisamente importante, paradossalmente inesplorato dai relatori, l’aspetto simbolico della morte, i relativi rituali, le liturgie, i cerimoniali, che vedono il pubblico e il privato confrontarsi scioccamente sul comune terreno del sacro, che – trattando della morte – appartiene certamente sia agli uni che agli altri. Ultime ma non meno importanti: le questioni relative alle categorie sociali del censo e dell’appartenenza. Ribadito che certe forme di sepoltura, costose, senza troppi nascondimenti retorici, saranno alla portata dei soli ricchi, i cimiteri rimarranno i luoghi di sepoltura dei poveri? E ancora: considerato che sia l’ebraismo che l’Islam non prevedono la cremazione, sempre più diffusa invece in ambente cristiano, i cimiteri del futuro saranno esclusivi per religione oltre che per censo?

Giacché nulla ho detto del mio intervento, che verteva peraltro su argomenti specialistici e marginali, formulo serenamente la mia visione per il “cimitero del futuro”, che dovrebbe essere:

– delocalizzato, “diffuso” per dirlo alla moda, in guisa di piccoli cimiteri di quartiere, siano essi condominiali o parrocchiali, in edifici dismessi o di nuova costruzione;

– attrezzato: di “info center”, catasto informatico, e perché no – alla luce degli esiti del convegno e del turismo dei luoghi d’arte – ove si trattasse di “monumentale”, corredato di coffe shop, ristorante, book store, area giochi bimbi, area museale e tanto wi-fi che, come dissi altrove, piace soprattutto ai giovani ma anche ai “giovani vecchi”;

– visitabile perché cimitero e per altro; e per “visitabile” intendo proprio visitabile, pertanto niente sciatteria, sedie rotte e scompagnate, controsoffitti a penzoloni, muffe, intonaci scrostati et similia; niente vialetti trascurati, illuminazione e segnaletica funzionanti; panchine? Decidano i designers.

– dedicato a usi specialistici, come accennato poc’anzi; se “di quartiere” sarà dedicato soprattutto alle urne cinerarie; se monumentale, al turismo d’arte; se di uso comune, alle sepoltura a terra e ai colombari, certamente dotato di crematori;

– associato a usi specialistici: case funerarie, foresterie, luoghi del commiato a uso laicale, cappelle per le diverse confessioni.

Il cimitero del futuro, o luoghi consimili, dovrà innescare fenomeni di collaborazione fra il pubblico e il privato, dove per privato si intende anche la Chiesa Cattolica o altre Chiese; dovrà implementare intelligentemente il mercato immobiliare; dovrà fungere (certamente non da solo), da volano di ripresa economica: creare posti di lavoro. E affinché questo accada, dovranno darsi nuovi rapporti di collaborazione fra le diverse gestioni cimiteriali e gli Uffici dei Sindaci, vice-Sindaci e Soprintendenze; fra gestori cimiteriali e Università, per la ricerca di nuove tipologie ed economie di mercato.

Affinché questo possa realizzarsi, tali strutture dovranno implementare i servizi interni quali: uffici tecnici per l’architettura e urbanistica (che siano commisurati almeno alle necessità: i cimiteri romani – ad esempio – occupano una superficie di 250 ettari !); uffici per il catasto informatico e relazioni esterne adeguati.

E soprattutto dovranno cambiare nome: mi soccorre il mio dizionario etimologico preferito, che alla voce “cimitero”, così recita: kemetèrion, dormitorio, luogo di quiete; aggiungerei: luogo dei sogni.

Il tavolo dei relatori, parla Margherita Guccione.

In chiusura, tanti e bravi i relatori: dalla “padrona di casa”, l’arch. Margherita Guccione, direttore del dipartimento MAXXI architettura, al dottor Pietro Barrera, segretario generale della Fondazione MAXXI e responsabile nazionale di Sefit-Utilitalia; dalla d.ssa Giuseppina Montanari, Assessore all’ambiente di Roma Capitale, all’arch. Luciano Galimberti, presidente di ADI – Associazione per il disegno industriale, in compagnia della collega, l’architetto Patrizia di Costanzo; dalla d.ssa Maria Pia Orlandini autrice e conduttrice Rai, ai tanti docenti universitari, davvero troppi per citarli tutti. Interessata e gradita, infine, la presenza del Ministro per i beni e le attività culturali e il turismo, On. Dario Fraanceschini. Mi scusino i non citati.

Una domanda, non retorica: quale sarebbe la svolta culturale in atto nelle “città dei vivi” che dà il titolo al convegno? Forse la svolta degli slums, delle favelas e del degrado che crescono inesorabilmente sotto i nostri occhi e che fingiamo ostinatamente di non vedere?

© S. Mavilio 2017

(Le fotografie sono tratte dal Web)

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