La nuova chiesa è stata progettata dallo studio milanese Quattro Associati, con una forma significativa, che ricorre alla copertura ad andamento iperbolico ergendosi su un disegno a croce. Un gesto spesso usato per la sua immediata eloquenza segica. Qui il fatto di essere interpretato come accenno offre una misura che rende l’eccezionalità del luogo ma al tempo stesso lo avvicina alla dimensione domestica.
Così l’eccezionalità non sovrasta, ma invita con un’espresisone che, nella sua incompiutezza, lascia aperta la possiblità del dialogo. Così si rifugge la tentazione dell’esagerazione, che spesso esperisce l’architettura quando si trova di fronte al tema magnifico e grandioso della chiesa. La reduplicazione dell’immagine specchiata sul corso d’acqua, le grandi aperture, la diversità degli andamenti curvilieni della copertura, son tutti elementi che individuano con decisione il luogo. E tuttavia il linguaggio è quello del sussurro, non del grido: un minimalismo dotato peraltro di una marcata ricerca espressiva. Non solo nella forma generale, ma anche nel complesso dei particolari e degli elementi artistici che punteggiano l’interno, e abitano il candore delle pareti arricchendolo di una preziosità luminosa. Le cui forme peraltro appaiono di una semplicità disarmante, simile a quella che solleva lo stupore incantato dei bimbi.
Una chiesa che parla di una Chiesa accogliente, capace di sorridere e di essere vicina.
Un messaggio coerente con la sensibilità attuale ma, forse ancor prima, con le esigenze universali di chi si rivolge alla Chiesa cercando di essa il volto accogliente, materno, capace di perdonare.
Oltre alla sapienza dei progettisti, va segnalata la consulenza linturgica di Mons. Giuseppe Arosio, che per una ventina d’anni è stato responsabile dell’Ufficio nuove chiese dell’Arcidiocesi ambrosiana e, dopo aver commissionato tante architetture di grandissima rilevanza per il tessuto urbano milanese, in questa chiesa ha depositato la sua ultima opera, prima di tornare alla Casa del Padre.
(LS)
La Relazione dei Progettisti
Orizzontalità sociale e verticalità sacra.
Il progetto si pone un doppio obiettivo da conseguire in modo unitario: riqualificare l’area con un intervento che produca un riordino urbano e al contempo introdurre nel tessuto edificato una presenza architettonica capace di riproporre una forte identità “figurativa” della nuova chiesa.
Per quanto concerne il problema urbano, l’esigua estensione del lotto e le difficili condizioni del contesto, occupato da una edilizia eterogenea di volumetria ingombrante, hanno suggerito di contraddistinguere il nuovo complesso parrocchiale articolandolo entro un recinto-soglia. La delimitazione su tutti i lati del complesso ne rimarca l’eccezionalità e lo rende inequivocabile sia nelle relazioni con il contesto edificato, sia nella sua fruizione “distratta” quale figura simbolica nel territorio.
Il recinto-soglia, il cui elemento murario continuo richiama taluni antichi complessi di basiliche quali S. Ambrogio a Milano, sottolinea con i suoi bordi il mutamento in senso sacro dello spazio che contiene. Il rapporto con l’esterno è comunque sottolineato dal susseguirsi di aperture che lo aprono visivamente alla percezione collettiva. E’ stata inoltre prevista, sul lato del Naviglio, una zona di sosta e accoglienza alberata, che ci si augura possa essere estesa lungo l’Antica Vigevanese, oltre la chiesa, così da ottenere una cortina verde che faccia da sipario al nuovo centro parrocchiale. L’intero recinto-soglia è percorribile in modo coperto lungo i lati, inoltre, sul retro dell’abside, un distacco di 6 metri dai fabbricati contigui consente di inserire dei parcheggi, così da potenziare quelli già presenti sul fianco est dell’area.
I due accessi principali al complesso si collocano sui lati speculari dell’Antica Vigevanese e dei giardinetti pubblici attigui all’area (un ulteriore ingresso autonomo alla corte della Caritas è sullo spigolo sud-est del lotto). Tra questi due accessi principali si estende il lungo sagrato, che distribuisce al piano terra alla chiesa, agli uffici parrocchiali, al centro Caritas e al primo piano all’abitazione della comunità delle suore e allo spazio comunità famiglia.
I diversi spazi del variegato programma liturgico e pastorale, nel recinto-soglia che si innalza per circa 7 metri, vengono in tal modo unificati in un disegno organico. Le loro architetture sono ottenute come per scavo da una volume edificato, radunate sotto un unico tetto di uguale altezza intorno ai vuoti scanditi dal lungo sagrato, dal patio alberato e dalla corte della Caritas. Ciò permette di ribadire architettonicamente l’unitarietà dello spazio parrocchiale entro il quale si dispongono le diverse attività, in modo tale che queste – come recentemente ricordato anche da Papa Benedetto XVI – non separino la loro dimensione sociale “orizzontale” dalla dimensione “verticale” della fede.
La “verticalità” della chiesa quale “sublimazione” della “orizzontalità” sociale della parrocchia, è restituita dal progetto con una forma di massima intelligibilità. L’articolazione morfologica della nuova chiesa che si innalza dal recinto sacro, si ricollega infatti alla matrice originaria che ha ispirato lungo i secoli l’edificazione delle chiese cristiane: dare forma architettonica al segno della Croce. Come Victor Hugo aveva a suo tempo bene capito, le architetture sacre sono state per millenni un “verbo tradotto e manifestato agli occhi”. Da qui la permanenza architettonica della forma a croce che sin dagli inizi si è impressa nelle architetture cristiane, e che il progetto per la chiesa di Trezzano intende recuperare pur nel pieno rispetto degli indirizzi liturgici post-conciliari.
La debolezza e la confusione tipologica che spesso caratterizza le chiese contemporanee, deriva con ogni probabilità dall’aver rinunciato alla loro costituzione quali organismi ancora simbolici debitori al “verbo fondativo”: la Croce.
Nella nuova chiesa di Trezzano, il tentativo è dunque quello di riportare l’edificazione della chiesa cattolica a forme intelligibili che la distinguano dai luoghi sacri di altre confessioni, e che la distinguano inoltre da tipologie architettoniche divenute paradossalmente similari ai luoghi sacri (padiglioni espositivi, sale da concerto, ecc.).
Ecco che cosi l’eccezionalità della presenza architettonica si erge in un volume di quasi 20 metri plasmato intorno alla forma della Croce. Evitando facili mimetismi, il simbolo originario del Cristianesimo dimostra qui la sua intatta potenzialità di conformarsi in architettura. Sul lato che guarda verso Milano, la croce si innalza perpendicolare, mentre sul retro la forma strutturale a mantello disegna un’abside che all’esterno ribadisce ancora una volta la specificità cristiana del monumento e all’interno accoglie il presbiterio quale fulcro prospettico della liturgia. La figura della croce è slanciata nel cielo dalla curva strutturale a mantello (un richiamo al manto protettivo che accoglie nella Chiesa così come dipinto nella famosa Madonna del Polittico della Misericordia di Piero della Francesca), e alla sua sommità si rovescia poi verso l’interno della chiesa. In tal modo la croce disegna anche il soffitto della aula liturgica, dove l’assemblea dei fedeli guarda ad essa come simbolo di luce.
L’innovativa figura architettonica della doppia croce non è però solo un espediente simbolico. Con essa si valorizza attraverso la luce lo spazio architettonico. Il rovesciamento della croce verso l’aula liturgica consente di articolare la percezione delle mura perimetrali interne. La luce zenitale e il degradare delle pareti della croce sospesa caratterizzano la luminosità delle pareti perimetrali dell’aula. Lo spazio interno viene di conseguenza esaltato nella sua sacralità grazie alla luce naturale. La diffusione della luce trova quindi diverse fonti: penetra dalla croce greca in copertura, dai lati della croce rovesciata e dall’ampia apertura di vetro sagomato sul lato del Naviglio e si rifrange infine nel piccolo specchio d’acqua posto tra sagrestia e cappella feriale, offrendo riflessi mobili all’ interno dell’aula.
Anche nel disegno interno si è posta molta attenzione al recupero in chiave morfologica della chiarezza comunicativa dell’azione liturgica. L’ingresso dal sagrato, posto in asse con l’incisione del campanile nel volume cruciforme, apre sulla grande aula costruendo una fuga prospettica verso l’altare, il presbiterio e il grande mantello absidale retrostante. La distribuzione dei diversi luoghi ed elementi liturgici è così assorbita in una forte unitarietà dell’intero ambiente.
Data la verticalità del volume a croce sul sagrato, si è scelto di incorporare in esso il campanile recuperando il piano inclinato della croce rovesciata interna all’aula liturgica.
Il campanile realizza visivamente l’asse dell’intera composizione planivolumetrica dell’edificio chiesa e del programma liturgico. La sua verticalità è scavata al centro della fronte principale e segna il portale bronzeo d’ingresso. Nell’incisione volumetrica, ricoperta di pietra chiara con l’inserimento nei giunti di elementi di bronzo dorato, trovano posto in verticale le cinque campane. La croce in sommità e le cinque campane sovrapposte all’interno del campanile scavato identificano il luogo sacro e il richiamo all’assemblea.
La stessa pietra chiara Perlato Royal, proveniente dalle cave di Montecassino, riveste la struttura esterna a mantello dell’abside e le pareti del recinto-soglia sino ad un’altezza di 2.5 metri, mentre all’interno dell’aula liturgica essa corre su tutto il perimetro per un’altezza di 0.5 metri in modo da riprendere lungo le pareti la quota segnata dall’innalzamento del pavimento del presbiterio.
L’intero complesso è realizzato in calcestruzzo bianco fotocatalitico autopulente, della stessa tonalità della pietra, in modo che l’immagine architettonica del centro parrocchiale, articolato entro il recinto-soglia, trovi nello slancio verso l’alto della chiesa a croce una unitarietà plastica tra dimensione “orizzontale” dell’attività pastorale e dimensione “verticale” della fede.
Luoghi liturgici
I confessionali
I confessionali sono collocati nella cappella feriale. Il luogo della riconciliazione è così in uno spazio più raccolto e adatto alla preghiera individuale, attiguo al fonte battesimale e alla grande aula dell’assemblea.
Il fonte battesimale
All’inizio del percorso dell’uomo di fede è collocato il luogo della celebrazione del Battesimo, in uno spazio che risulta ortogonale rispetto all’asse dell’aula liturgica e ne costituisce la soglia, illuminato da un lucernario.
Visibile anche dall’altare, il luogo deputato al primo sacramento dispone di uno spazio proprio, adeguato ad accogliere il numero di fedeli che generalmente partecipano al rito celebrativo.
Il fonte battesimale, un prisma ottagonale dai lati concavi, del diametro di m. 1,80, è in pietra chiara e offre il suo piano alla luce zenitale. Uno scavo lenticolare nell’ottavo spicchio, accoglie il catino di bronzo dorato che contiene l’acqua benedetta.
La custodia eucaristica
La Custodia Eucaristica è posta nella cappella feriale, in un ambiente raccolto, favorevole per l’adorazione individuale e visibile dall’aula dell’assemblea.
Posta sul piano rialzato del presbiterio, pavimentato con lastre in pietra di grande formato, è composta da una colonna monolitica quadrata di pietra chiara alta cm. 130, che supporta il tabernacolo realizzato in lamiera a forte spessore in bronzo dorato a specchio, di altezza cm 100. Uno spigolo della colonna quadrata è smussato, bocciardato e decorato con foglia d’oro ed è posizionato in modo da rimandare visivamente verso l’altare dell’aula.
La Custodia è racchiusa da ante angolari che, quando aperte, amplificano la superficie e lo splendore dello sfondo su cui si staglia la Pisside.
La colonna in marmo è scavata superiormente per contenere un sistema di illuminazione che entra in funzione all’apertura della Custodia.
L’area presbiteriale
L’area presbiteriale, che accoglie i tre luoghi eminenti dell’azione liturgica – altare, ambone e sede -, è rialzata di 40 cm dal pavimento dell’aula.
Realizzata in pietra chiara Perlato Royal come tutto il pavimento della chiesa, essa coniuga, nella propria configurazione morfologica, linee curve e linee rette. Caratteristica dell’area presbiteriale risulta la modellazione del suolo, trattato come una presenza geologica affiorante, plasmata intenzionalmente per garantire una adeguata sistemazione dei luoghi liturgici ed un corretto svolgimento dei riti celebrativi.
Il piano del presbiterio assume quindi il significato di una preesistenza tettonica recuperata nel sito, che ha determinato, con la propria presenza la scelta fondativa.
L’altare
Tutte le linee prospettiche dello spazio architettonico dell’aula dell’assemblea liturgica hanno il loro punto focale nell’altare.
Posto sul basamento del presbiterio, è di forma quadrangolare.
In corrispondenza dell’altare i gradini del presbiterio slittano in avanti, per aumentare lo spazio antistante disponibile per l’azione liturgica, così da rendere agevole l’incensazione e l’inginocchiarsi.
Il particolare disegno traduce un concetto che coniuga in un solo elemento il senso di ara sacrificale e di mensa comunitaria. L’altare è composto da un blocco monolitico di pietra chiara di dimensioni cm 148x102xh.105, con un angolo smussato, bocciardato e dorato che rimanda visivamente alla custodia eucaristica collocata nella cappella feriale, e da un tavolo realizzato nella stessa pietra, di dimensioni di cm 190x120xh.110, che ingloba il blocco a costituire una unità plastica.
La sede
Il luogo della presidenza è a destra dell’altare, definito da una una pedana semicircolare, del diametro di cm 180x h 10, il cui disegno si articola per accogliere una seduta con braccioli e schienale alto. La pedana e la sede sono interamente realizzate in pietra chiara, che configura e rende riconoscibile questo luogo; sulla seduta sarà appoggiato un cuscino in raso dorato.
L’ambone
L’ambone è posto a sinistra dell’altare, in posizione avanzata per essere più in relazione con l’assemblea.
Un volume di pietra chiara, incastonato nel basamento del presbiterio, costituisce il luogo più in alto per l’annuncio della Parola. Il volume bianco è scavato, accoglie e cinge chi vi entra, è un luogo riservato e custodisce il libro della Sacra Scrittura. Delimitato sui quattro lati da lastre monolitiche di spessore 7.5 cm, dorate sul lato interno con foglia d’oro, appare come un sepolcro, il luogo della avvenuta Resurrezione. Sarà dorato anche il bordo superiore delle lastre e il leggio, che risulterà il punto più alto e splendente dell’ambone. Il leggio, con sottostante ripiano che porta il libro, è in lamiera a forte spessore in ottone dorato a specchio
Proposta artistico- iconografica
“Questo è il segno dell’alleanza che io pongo tra me e voi e tra ogni essere vivente che è con voi per le generazioni eterne”
Genesi 8,8-22
La linea dell’infinito che si fa orizzonte ovunque si giri lo sguardo, il mistero della creazione che si fa presente nello spazio artificiale della chiesa, la dimensione di un mondo ultimamente buono che ci fascia e ci protegge .
La chiesa non deve difendersi da una realtà nemica, sente invece la realtà e la natura come riflessi dell’amore di Dio.
Questo è il progetto per la chiesa di Trezzano sul Naviglio.
Una linea argentea dipinta e scalfita nell’intonaco percorre l’intero edificio, rappresentando un lungo scenario naturale. Il materico argenteo racconta la preziosità del nostro quotidiano, che è sempre diverso, dinamico, in movimento, dono della fantasia divina che non ha creato l’uniformità. La base d’argento rappresenta la preziosità della vita, che non è mai monotona e ripetitiva. Essa riflette e restituisce l’armonia del vivere, accoglie in se le dinamiche fra le parti, per tradurre infine questi scambi e interazioni in comunità.
La circolarità di questa linea vuole evocare anche una dimensione di maternità, propria del carisma di santa Gianna Beretta Molla. E’ come un abbraccio di una madre al figlio, dentro il quale ci si sente richiamati con naturalezza nel nostro destino.
La rappresentazione di un paesaggio nella sua normalità sta anche a ricordare come l’esperienza cristiana viva dentro la normalità dei contesti quotidiani. Non ha bisogno di condizioni speciali, ma si costruisce dentro la quotidianità della vita. Anche questo è un aspetto che è stato richiamato dalla figura di Santa Gianna Beretta Molla, che ha percorso il suo cammino verso la santità dentro la normalità del suo impegno quotidiano.
Ma vuole essere anche un’immagine che, come una calamita attrae per la sua bellezza, per esprimere gratitudine e adesione al mistero che ha voluto che il mondo fosse.
Il segno, continuo ed armonico, affiora dalla superficie muraria come un antico strato riscoperto, come fosse la materia di cui è composta la struttura architettonica stessa. Toni chiari e cangianti, vibrazioni di luce, ritmano questa ‘partitura’, che collega ed evidenzia i luoghi liturgici in un abbraccio iridescente che diviene per noi “il segno dell’alleanza”.
Aspetti strutturali
Il complesso è interamente realizzato in calcestruzzo bianco autocompattante foto catalitico, con utilizzo di inerti chiari del posto.
Le strutture sono state verificate in conformità alla normativa italiana (Testo unico) ed in particolare alla nuova normativa sismica (zona 4).
Il modello di calcolo della struttura principale della chiesa, totalmente in calcestruzzo con spessore medio di 25 cm, è stato realizzato con l’utilizzo di elementi finiti bidimensionali a tre/quattro nodi e tiene conto dell’effetto di forma delle strutture e del suo comportamento tridimensionale. L’immagine del modello indica l’inviluppo del massimo stato flessionale risultante dal calcolo effettuato con apposito software sulla base del quale sono state dimensionate le armature principali.
Il tetto piano totalmente aperto è stato chiuso con un reticolo cruciforme di travi in acciaio che hanno la funzione sia di assorbire le spinte dovute alla forma della struttura in calcestruzzo, ridistribuendole su tutti i setti, che di sostenere la croce interna, sospesa sull’aula, realizzata da un telaio in acciaio e cartongesso.
Le fondazioni sono su pali con diametro 30 cm e portata utile Pu = 35 t intestati nello strato consolidato del terreno.
Aspetti illuminotecnici
La luce deve contribuire al costituirsi di una assemblea unitaria e, nelle sue articolazioni ministeriali, messa in grado di agire anche visivamente come una realtà tutta intera. Per questo per tutta l’area della celebrazione è prevista un’illuminazione uniforme, riconducibile alla luce naturale, mentre una particolare, anche se discreta accentuazione viene riservata ai luoghi celebrativi fondamentali, in primo luogo l’altare, poi l’ambone e il battistero, quali riferimenti costanti della preghiera personale.
La luce è suddivisa su tre scenari principali :
celebrazioni della liturgia ordinaria
svolgimento di liturgie straordinarie
frequentazione non liturgica
Aspetti acustici
La parola assume un valore centrale nella celebrazione e deve essere distintamente intesa e condivisa dai fedeli.
La voce del sacerdote che presiede la celebrazione, del predicatore e di chi legge muove dall’altare o dall’ambone, è amplificata ed è diffusa nell’aula con impianti elettroacustici attentamente progettati e capaci di soddisfare condizioni sia di massimo che di minimo affollamento.
La progettazione acustica ha considerato il fatto che, nella chiesa semivuota, il riverbero prodotto dalle pareti, dai pavimenti e dalla forma architettonica del soffitto non comprometta l’intelligibilità del parlato. Gli elementi architettonici, il loro disegno e in generale le caratteristiche acustiche delle superfici sono tali da evitare riflessioni multiple, la focalizzazione dei raggi sonori, e tempi di riverberazione troppo lunghi.
Si prevede un disegno e finiture capaci di assicurare alla chiesa condizioni acustico-architettoniche idonee ad accogliere e valorizzare l’ascolto, rivestendo la struttura “a croce sospesa” con materiale fonoassorbente la cui finitura superficiale sarà liscia, esente da textures percepibili da parte di chi guarda dal basso, e non interferente con l’architettura. Per controllare le riflessioni del pavimento si prevede di realizzare panche la cui faccia inferiore sia anch’essa fonoassorbente.
Materiali e finiture
Il complesso è interamente realizzato in calcestruzzo bianco autocompattante foto catalitico, con utilizzo di inerti chiari del posto.
Le pareti sono isolate internamente con pannelli di fibra di poliestere e tamponate con contropareti in cartongesso.
Una pietra naturale chiara ‘Perlato Royal’ proveniente da cave di Montecassino riveste la struttura esterna a mantello dell’abside, l’interno del campanile e le pareti esterne e del recinto-soglia, sino ad un’altezza di 2,4, mentre all’interno dell’aula liturgica essa definisce uno zoccolo di 0,5 metri posato a filo cartongesso.
I pavimenti delle parti comuni, dell’aula liturgica, della cappella feriale, dei locali accessori della chiesa e dell’ufficio del parroco sono nella medesima pietra, così come le schermature delle terrazze e dei serramenti prospettanti sul sagrato, la scala, le soglie e le copertine alla quota + 3.20.
Ampie zone del sagrato, della piazza e dei marciapiedi sono pavimentate con cubetti di porfido grigio del trentino.
Il portone principale della chiesa, dell’altezza di 6.00 metri, è rivestito esternamente con lamiera di ottone. Le bussole di accesso all’aula liturgica, l’area dei confessionali con il soprastante matroneo, la sacrestia ed i banchi sono in legno di rovere tinto scuro.
I serramenti ed i lucernai sono in acciaio a taglio termico trattati con vernici a polvere colore bronzo-dorato e provvisti di vetrocamera di sicurezza.
La grande vetrata laterale della chiesa è realizzata con profili di acciaio trattati con vernici color bronzo-dorato e specchiature vetrate poste a fisarmonica, composte da lastre temperate e stratificate, con disegni a smalto color oro.
La vasca d’acqua interna all’aula è rivestita con lastre in acciaio inox removibili montate su telaio.
Cancelli e cancellate riprendono l’altezza (+ 2.40) del rivestimento in pietra. Sono realizzati con profili in acciaio, zincati e verniciati con smalto ferromicaceo color grigio.
Crediti
tipo di prestazione: progetto di concorso, preliminare, definitivo, esecutivo e D:L.
committente: Arcidiocesi di Milano, Parrocchia di Trezzano sul Naviglio
progetto architettonico: Quattroassociati
architetti: Corrado Annoni, Stefano Parodi, Michele Reginaldi, Daniela Saviola
collaboratori:
Massimiliano Lazzarotti
Sebastian Corso
João Machado
Leonardo Nava
Daniela Rossini
Sara Sacerdoti
Silvia Todisco
Marco Voltini
strutture: Biesse Consulting S.a.s., ing. Bruno Salesi
impianti: CTV, ing.Giampiero Ajani
aspetti illuminotecnici: Ferrara Palladino S.r.l., arch. Cinzia Ferrara
acustico: Biobyte S.r.l., ing. Enrico Moretti
artista: Giovanni Frangi
liturgista: Mons. Giuseppe Arosio
storico dell’arte: prof. Bruno Pedretti
grafico: Ginette Caron Comunication design