A cura di Michela Beatrice Ferri

Il libro di Gerhard Larcher, intitolato “Estetica della fede” (Estetica della fede. Un abbozzo teologico-fondamentale, pubblicato nel 2011), reca come immagine di copertina un’opera di Clara Brasca*. Non si tratta di un’opera di arte a soggetto religioso: ciò nonostante l’immagine esibisce i caratteri di una poetica che dimostra particolare attenzione verso l’ambito della Spiritualità.

Clara Brasca, anzitutto le chiedo con quali opere lei ha avviato il suo incontro con l’ambito del Sacro, con quali opere ha iniziato a realizzare immagini dedicate all’ambito della spiritualità religiosa.

Le opere con cui ho avviato il mio incontro con l’ambito del Sacro sono state quelle che ho visto nell’infanzia e nell’adolescenza in chiese, musei e nei libri di storia dell’arte che trovavo in casa; ma più che le opere di pittura o scultura, è stata l’architettura delle chiese che mi ha chiarito l’idea del Sacro come luogo altro, dove esperire una dimensione totalmente diversa dagli spazi del vivere quotidiano.

Lo spazio di una piccola chiesa romanica di mattoni rossi, la foresta di marmo del Duomo di Milano, il mausoleo di Galla Placidia con il mosaico del cielo stellato e la luce filtrata dalle lastre di alabastro, queste, nel ricordo sono le prime opere d’arte Sacra che hanno lasciato una traccia profonda. Poi, frequentando il Liceo Artistico, ho studiato lo sviluppo iconografico delle immagini sacre e quando ho iniziato a realizzare immagini dedicate alla spiritualità religiosa sono partita da una Madonna con bambino e un Angelo.

La Croce, e il volto di Cristo. Le sue opere dedicate a questo tema costituiscono a mio parere una analisi del simbolo (la Croce) ma anche della sofferenza (la Croce, lo sfondo rosso). Le chiedo se può dare una spiegazione di come ha affrontato questa tematica.

Il quadro monocromo rosso con la Croce e il volto di Cristo è il risultato di una lunga riflessione sull’iconografia della crocifissione che storicamente si è sempre fermata alla rappresentazione dello strumento di morte e non è mai stata immaginata e dipinta come passaggio alla vita. Nel quadrato rosso porpora del quadro si apre una croce a “T” luminosa, in cui si intravede il volto sofferente del Cristo incoronato si spine ma che simbolicamente trasforma la croce stessa in una apertura su uno spazio di luce salvifica.

Maria. I suoi disegni dedicati all’immagine di Maria costituiscono a mio parere una sperimentazione che non si ferma alla rappresentazione di un volto – il volto di Maria – ma che nell’uso del colore ( il nero, il bianco ) e nell’uso di simboli vogliono restituire una figuratività piena di senso. Le chiedo se può parlarci della sua produzione dedicata all’immagine mariana.

Anche la serie di disegni e quadri in bianco e nero dedicati a Maria nasce dall’esigenza di trovare una dimensione contemporanea dell’iconografia mariana che da un lato continui ad essere immagine devozionale legata alla storia e alla tradizione e dall’altro che sia in sintonia con i nostri tempi. Dal punto di vista iconografico , rimanendo nell’ambito figurativo, mi è sembrato si potesse intervenire sul colore e sullo spazio in cui collocare la Vergine.

Avendo ben presenti i fondi oro delle icone, i paesaggi cristallini del Bellini o del Perugino, gli spazi scuri del Seicento e così via, fino ad oggi, lo spazio dei miei disegni è diventato un astratto fondo bianco privo di qualsiasi connotazione per focalizzare l’attenzione solo sulla figura di Maria.

Per quanto riguarda l’uso del colore, la scelta del nero delle vesti sagomate senza panneggio e del modellato sui toni dei grigi per il volto e le mani di Maria è stata dettata dall’idea di spostare l’immagine verso una dimensione più simbolica e astratta sganciata il più possibile da una connotazione spazio-temporale: quasi una icona contemporanea.

Il soggetto religioso e lo spazio liturgico. Le chiedo, Clara, se lei ha avuto modo di operare anche per lo spazio liturgico, per l’interno di una chiesa.

Sì, e le esperienze avute di operare per lo spazio liturgico sono state:

– la realizzazione della “Via Crucis” per la Cappella de Seminario Vescovile di Lodi,

– la progettazione di una pala d’altare dedicata a Maria per il concorso della nuova Chiesa del Sacro Cuore a Baragalla (Reggio Emilia),

– la collocazione della serie di 4 quadri dedicati all’Incoronazione della Vergine nella chiesa parrocchiale di Introd (Aosta) ed altre esperienze, che sono legate ad esposizioni di Arte Sacra in Chiese e Musei.

In particolare, in merito all’opera per la chiesa parrocchiale di Introd, in provincia di Aosta, posso dire che l’opera – dedicata alla Madonna Incoronata – non nasce da una vera e propria committenza, ma dall’invito ad una mostra di Arte Sacra Contemporanea tenutasi nella Biblioteca Umanistica dell’Incoronata, il cui tema era un omaggio a Colei cui è dedicato tutto il complesso monumentale a Milano.

L’invito mi portò a meditare a lungo sull’iconografia mariana e a cercare e reinventare una nuova Immagine che fosse libera da vecchi stereotipi e più in sintonia con il sentire contemporaneo.

Ho pensato all’Incoronazione suddivisa in 4 momenti o “misteri” salienti della vita di Maria; quasi una sequenza cinematografica o a 4 atti di un dramma teatrale religioso.

(foto G. Lapone, courtesy Clara Brasca)

Le 4 tele ad olio che compongono l’opera (cm 120x 90 ciascuna) sono focalizzate esclusivamente sul volto di Maria, con grandi primi piani risolti con una gamma ristretta di colori ( rosso , blu e terre d’ombra) usati a velature o giustapposti a creare effetti di solarizzazione fotografica.

La sequenza dell’Incoronazione è quindi così articolata:

L’Incarnazione, Incoronata di gigli che rappresentano l’Annunciazione

La Passione, Incoronata con la stessa corona di spine del Figlio sul Calvario

La Croce, Incoronata con un diadema- crocefisso che la assimila a Gesù nel patimento

La Gloria, Incoronata di stelle quale Donna dell’Apocalisse nell’atto finale della storia della salvezza.

Questo polittico è stato poi esposto in altre mostre ed infine ha trovato la sua collocazione nella Parrocchia di Introd per la quale ho lavorato.


  • Clara Brasca è nata a Milano dove vive e lavora. Si è diplomata al Liceo Artistico di Brera e ha conseguito la Laurea in Architettura al Politecnico di Milano. La sua arte è centrata quasi esclusivamente sulla pittura a olio su lino, secondo le più antiche tecniche a “velatura”, perché non è tanto la novità del mezzo ad essere importante,quanto un nuovo pensiero rispetto al linguaggio prescelto. Il problema della luce e della sua rappresentazione è un punto focale della sua ricerca, che si sviluppa attraverso l’uso di colori non naturalistici e di colori complementari. I soggetti e i temi dei suoi lavori spaziano dalla figura, al paesaggio, alla natura morta; quindi in una tradizione “classica” (non neoclassica) convinta che il pensiero classico attraversi come un filo rosso tutta la storia della cultura occidentale e che sviluppando questo pensiero si possano dire e fare opere contemporanee al di là di tutte le mode effimere del momento.
Clara Brasca, “varie 066” (G. Lapone, courtesy Clara Brasca)

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