Gravemente danneggiata e resa inagibile dalle scosse telluriche del 20 e 29 maggio 2012, la chiesa arcipretale di Fabbrico riapre i battenti dopo un lungo e meticoloso intervento di consolidamento strutturale, esemplarmente condotto da tecnici qualificati e da maestranze reggiane, particolarmente sensibili e motivate.
La Comunità di Fabbrico riscopre uno spazio di notevole qualità architettonica e di non comune pregio ornamentale. Al visitatore, positivamente sorpreso, la chiesa dona la piacevole sensazione di immergersi in un oceano di luce. Conseguenza dell’intervento di consolidamento post sisma 2012 è stato, infatti, anche il recupero delle antiche cromie delle superfici murarie di primo Settecento, che hanno restituito al monumentale invaso l’archetipo effetto spaziale.
Sono stati necessari circa due anni di attento lavoro per ricucire le lesioni e gli squarci nella volta provocati dal sisma, rimuovendo anche imbarazzanti sovrastrutture cementizie realizzate in tempi relativamente recenti e rivelatisi particolarmente dannose, analogamente a quanto riscontrato nella basilica di Assisi qualche decennio fa.
I positivi risultati raggiunti, grazie alle risorse messe a disposizione dal commissario alla Ricostruzione, sono frutto di una feconda sinergia tra le istituzioni preposte: l’ufficio per i beni culturali della Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla, che ha operato in qualità di stazione appaltante, relazionandosi con l’Ufficio appositamente istituito dalla Regione Emilia Romagna per la oculata gestione delle risorse finanziare messe in campo e per la valutazione tecnica dei progetti. Tutt’altro che marginale il ruolo avuto in questo ambito dagli Organi periferici del Ministero per i Beni Culturali, chiamati a vigilare sulla qualità della progettazione e dell’esecuzione dei lavori a salvaguardia delle valenze materiali e storiche dei monumenti antichi.
Palma Costi, Assessore con delega alla ricostruzione post sisma della Regione Emilia Romagna, sottolinea come «ricostruire le chiese significhi riconsegnare alle nostre comunità una parte importante della loro identità. Si tratta di stanziamenti importanti, risorse messe a disposizione dal Commissario Stefano Bonaccini, resi possibili perché, sia nella fase dell’emergenza sia in quella della ricostruzione, abbiamo considerato gli edifici religiosi di interesse pubblico beni importanti dal punto di vista spirituale ma anche di tutta la cittadinanza perché questo è un patrimonio unico dal punto di vista storico e artistico. La ricostruzione è a buon punto e prosegue nei modi e nei tempi prefissati grazie al grande lavoro realizzato dalle Diocesi, in collaborazione con i tecnici della struttura commissariale e il segretariato regionale del Ministero dei Beni e delle attività culturali. Più in generale la ricostruzione sta procedendo bene e, tra qualche anno, sono certa che sarà ricordata per la sua efficacia».
Cristina Ambrosini, Soprintendente ai beni culturali, sottolinea che i lavori sulla chiesa di s. Maria Assunta si sono presentati fin dall’inizio nella loro complessità: una facciata non finita, lavorazioni strutturali articolate e un riordino pittorico importante e reso urgente delle lavorazioni strutturali. I professionisti hanno affrontato con molta serietà il compito di dare organicità alle varie fasi progettuali e lavorative, cercando di mantenere costantemente monitorato il susseguirsi delle operazioni. A questo si aggiunge una grande campagna di saggi stratigrafici che ha portato al rinvenimento di lacerti della precedente fase pittorica della chiesa; anche in questo caso i progettisti sono riusciti a integrare e far convivere armoniosamente i tanti volti di questo manufatto, creando atmosfere suggestive e morbide, che non portano conflitti nella lettura degli apparati, ma invitano alla comprensione del luogo e delle sue stratificazioni.
Tiziano Ghirelli, delegato diocesano alla ricostruzione, evidenzia come «Non si può non ribadire il grazie al Commissario per la Ricostruzione che con lungimiranza e consapevolezza ha attivato tutte le strade per reperire risorse da destinare al patrimonio culturale presente sul Territorio. Non meno grati possiamo essere ai funzionari della Soprintendenza, che con competenza, sensibilità e disponibilità incredibili hanno supportato e animato le scelte progettuali. Va riconosciuto al parroco, d. Gino Bolognesi, il coraggio di aver dato fiducia ai tecnici incaricati, stimolandoli nella ricerca di soluzioni congrue e innovative. Eppure, mentre gioiamo per questa chiesa restituita alla Comunità religiosa e civile di Fabbrico, non possiamo non pensare ai monumenti ecclesiali colpiti da analoghi eventi tellurici in altre regioni italiane, con l’auspicio che presto anche quelle Comunità possano gioire della nostra stessa gioia».
Le proficue collaborazioni hanno certamente giovato anche alle tempistiche. In neppure cinque anni tutto l’iter di studio, progettazione, conseguimento dei pareri autorizzativi, fisiologicamente articolato (comprese la delicata fase dell’appalto lavori e la successiva esecuzione delle opere) ha dato i frutti desiderati.
Il parroco, don Gino Bolognesi, nel ricordare il suo predecessore, don Orazio Salsi, scomparso nell’ottobre del 2016, ha espresso vivo ringraziamento a tutti quanti, Istituzioni, Tecnici, Imprese, Associazioni, fedeli, hanno contribuito ad accelerare la riapertura della chiesa, e quanti con generosità hanno voluto che fosse ancora più bella di prima.
L’intervento di riparazione dei danni sismici, progettato da una associazione temporanea di professionisti composta da Ribaldi, Losi, Foppoli, Accorsi, Serravalli, ha comportato un costo di poco meno di un milione di euro, messi in campo dalla Regione. Da parte sua la Parrocchia ha provveduto a farsi carico di una serie di oneri connessi al restauro pittorico, al restauro e rifacimento degli infissi, alla messa a norma degli impianti, avvalendosi anche di aiuti provenienti dai fondi 8×1000 della Chiesa Cattolica.
Oltre la chiesa parrocchiale, grazie alle risorse stanziate dal Commissario alla ricostruzione nonché Presidente della Regione, si sono potuti attivare cantieri che hanno interessato il campaniletto prospiciente il cortile della Scuola dell’Infanzia parrocchiale e il complesso di Palazzo Guidotti. Così l’antico maniero, già dimora signorile dei Guidotti e oggi destinato a luogo di formazione e di ricreazione dei giovani, con aule, spazi oratoriali e cinema parrocchiale, reso inagibile dalle scosse telluriche, è stato oggetto di un attento recupero, su progetto dello Studio Barbieri Manodori – Mastropietro. Lavori hanno interessato tanto il cinema come i locali oratoriali, con un investimento di circa 650 mila euro, dei quali 570 mila euro provenienti dal puntuale capitolo di spesa regionale.
L’intervento conclusosi a Fabbrico è parte di un febbrile lavoro messo a punto sull’area del “cratere” per quello che compete alla Diocesi. A distanza di 7 anni dall’evento sismico delle oltre 70 chiese danneggiate e rese in gran parte inagibili, circa 30 edifici sono stati fatti oggetto di intervento e restituiti alla pubblica fruizione, alcuni proprio in questi giorni. Oltre 20 le chiese che entro il 2019 vedranno l’avvio di cantieri, mentre si sta procedendo al conferimento degli incarichi professionali per la progettazione degli interventi sugli edifici con danni non gravissimi.
(qui di seguito il comunicato stampa scaricabile contiene l’elenco completo delle opere attivate nella Diocesi: .
La chiesa di Santa Maria Assunta in Fabbrico, la storia
Nell’aspetto attuale -a una sola navata con cappelle laterali e con profondo presbiterio e abside1-, fu edificata nel penultimo decennio del secolo XVII, su progetto attribuito all’architetto reggiano Girolamo Beltrami secondo la maniera e lo stile diffusosi tra la seconda metà del ‘600 e la prima del ‘700, che si rifà al gusto architettonico imperante romano post tridentino. Essa sostituisce due precedenti chiese, delle quali mantiene nell’impianto posizione e direzionalità est/ovest, ma è più grande, con dimensioni da città, e invertita nell’orientamento. La chiesa dalla bella architettura, dalla geometria semplice ordinata, simmetrica nell’impianto e negli apparati, unisce il gusto classico con elementi di barocco. La ricchezza dell’interno, dovuta in particolare al pregevole apparato decorativo a rilievo in stucco, sorprende per contrasto alla sobrietà dell’esterno. La sua imponente facciata non finita campeggia sull’ampio sagrato, che si estende su una parte di fossa, colmata all’epoca di edificazione della chiesa stessa per collegare il nucleo fortificato del castello, poi Palazzo Guidotti, al borgo antico secondo la direttrice dello sviluppo urbano di Fabbrico.
Il progetto e il consolidamento strutturale
Finalità principale del progetto è la riparazione dei danni dovuti al sisma e il consolidamento delle strutture del bene tutelato.
Gli interventi – Per predisporre il progetto strutturale sono stati analizzati i meccanismi di danno possibili, prestando particolare attenzione a quelli che si sono attivati nel corso del sisma (quali ad esempio il ribaltamento della facciata, dell’abside); sono stati inoltre valutati i danni subiti dalle strutture, che sono stati correlati ai meccanismi di danno suddetti e presi in considerazione in relazione alla loro intensità.
L’intervento ha per scopo primariamente la riparazione dei danni provocati dal sisma ed il miglioramento locale della risposta dell’edificio alle sollecitazioni sismiche e a tal fine è stata pertanto prevista la realizzazione di presidi che contrastino i cinematismi di danno attivatisi in seguito al sisma quali l’incatenamento delle pareti di fondo delle cappelle laterali, e la realizzazione di una struttura reticolare metallica di ancoraggio della facciata principale. A questi interventi si aggiungono: la riparazione delle lesioni e il consolidamento delle murature della zona absidale, quest’ultimo attuato mediante ristilatura profonda dei giunti di malta; la riparazione e il consolidamento delle volte di sacrestia aula e abside e la contestuale demolizione della trave in c.a. che correva sull’estradosso per tutto lo sviluppo dell’aula (intervento posto in atto dopo il sisma del 1976, di dubbia efficacia, così come testimonia il rilevante quadro fessurativo rilevato); il ripristino del presidio preesistente delle volte di sacrestia e abside mediante la realizzazione di placcaggio con materiale fibrorinforzato estradossale. È stato inoltre previsto l’intervento di sostituzione della copertura della sacrestia in latero-cemento con copertura in legno e l’irrigidimento del solaio in legno del locale addossato al lato destro dell’abside mediante cappa collaborante.
Materiali e tecnologie – Nell’individuazione degli interventi strutturali si è considerato di impiegare soluzioni e materiali consoni al manufatto e in linea con i principi della conservazione; criteri di scelta di tecnologie e materiali sono individuati in dettaglio per ciascuna delle lavorazioni previste.
Interventi connessi alla realizzazione delle riparazioni strutturali
In fase progettuale sono stati individuati e dettagliati anche gli interventi complementari a quelli strutturali, in particolare quelli necessari a garantire l’accessibilità ai punti di lavorazione, alla realizzazione in sicurezza degli stessi, all’esigenza di protezione o rimozione temporanea di impianti e dispositivi, e infine connesse all’attivazione di idonee misure di protezione di tutti gli apparati finalizzate alla salvaguardia dei beni stessi ed alla loro corretta conservazione durante gli interventi di restauro strutturale del manufatto architettonico.
È stata inoltre prestata attenzione a definire le soluzioni da adottare in presenza di cornicioni con elementi modanati, superfici intonacate decorate e non, elementi plastici in stucco, murature a faccia vista.
Sono stati previsti anche interventi di riparazione di componenti non strutturali in particolare di altari, paliotti o vetri di infissi.
Il Cantiere di restauro
Avviato nel novembre 2017, è proseguito con continuità fino alla sua conclusione ai primi di maggio del 2019.
L’ufficio di DL e il CSE si sono rapportati con lo staff tecnico dell’ATI compiendo sopralluoghi in cantiere a cadenza settimanale e monitorando l’andamento dei lavori sulla piattaforma condivisa attivata dalla stessa impresa. Dal confronto costruttivo sono state perfezionate alcune modalità operative anche sperimentando materiali e tecnologie innovative, come ad esempio quella impiegata per la rimozione della trave all’estradosso della volta della navata, al fine di contenere ulteriormente gli impatti della lavorazione sul manufatto.
Fattivo (solerte) è stato anche il rapporto con la stazione appaltante e gli uffici preposti alla tutela, con particolare riferimento alla competente Soprintendenza.
In fase di cantiere sono state apportate alcune varianti non sostanziali in corso d’opera, migliorative delle soluzioni inizialmente pensate e maturate a seguito di riscontri di diverse situazioni non riscontrabili se non in fase di cantiere; fra queste alcune modifiche realizzative del cordolo leggero in muratura armata in sommità delle murature perimetrali dell’aula, al rifacimento copertura sacrestia e ad alcuni interventi di consolidamenti.
La ditta ha proposto alcune migliorie, non solo nell’allestimento e nella conduzione del cantiere, ma anche innovative nella realizzazione degli interventi e completamenti di restauri di arredi e apparati, come ad esempio il coro ligneo o la volta della sacrestia
Ulteriori interventi
La fase di cantiere ha consentito di condurre un’osservazione sistematica, ravvicinata, del manufatto architettonico in tutte le sue parti – specialmente quelle in quota-, di implementarne ulteriormente la conoscenza e di rilevare l’effettivo stato di conservazione delle stesse.
Sul manufatto tardo-seicentesco, oltre alle stratificazioni ottocentesche e della prima metà del secolo scorso, si sono succeduti, soprattutto in tempi più recenti, interventi localizzati, spesso di necessità, che in un certo senso hanno compromesso la percezione visiva del monumento.
Fra questi possono considerarsi ricompresi i vari interventi manutentivi, in particolare quelli di risanamento da umidità; gli interventi connessi alle mutate esigenze liturgiche o devozionali; l’inserimento di dotazioni impiantistiche; e infine anche gli interventi post sisma, sia quello conseguente agli eventi del 1997, sia quello in corso. Il progetto di questi ultimi, per il sistema di regole che condiziona la fattibilità e soprattutto l’ammissibilità della copertura economica degli interventi, si connota per lavorazioni “a macchia”, lasciando lacune e mancanze in particolare sugli apparati decorativi, perché si limita solo alle opere di riparazione e miglioramento locale e agli interventi a questi strettamente connessi, escludendo tutti quelli di altro tipo, quali la semplice manutenzione o il restauro complessivo degli apparati.
Dallo studio di fattibilità si è passati alla progettazione esecutiva, finalizzata ad acquisire le necessarie autorizzazioni e alla programmazione della realizzazione per stralci, dando priorità agli interventi in quota, che, per la presenza di presidi di sicurezza -il ponteggio interno ed esterno- e mezzi di movimentazione che costituiscono l’allestimento del cantiere, hanno consentito un consistente abbattimento dei costi complessivi. Gli interventi realizzati sono consistiti nella manutenzione degli infissi in quota, nel restauro delle superfici della volta dell’intera chiesa e delle pareti del presbiterio.
Altri interventi, in particolare il nuovo impianto di riscaldamento –risultava diseconomico poiché obsoleto e inefficiente, riattivare quello esistente, peraltro fermo da 7 anni -, alcuni risanamenti e la sostituzione di alcuni serramenti, potranno essere attuati per stralci successivi, e portati a compimento in un arco temporale non eccessivamente esteso, ma compatibile con le disponibilità di risorse economiche della Committenza.
La chiesa ai nostri giorni
Valutati i tempi per la reperibilità delle risorse economiche e le modalità organizzative del cantiere per la realizzazione degli interventi residui, poiché sono concluse le riparazioni e le opere strutturali del progetto post- sisma e la chiesa è quindi fruibile in sicurezza, si è concordato con la Committenza di riaprirla al culto, seppure per un periodo limitato. Questo consentirà alla Comunità, con la quale è stato condiviso nel corso di alcuni incontri sia il progetto sia lo stato di avanzamento del cantiere, di riappropriarsi dell’uso dell’importante bene monumentale, di riscoprirne il suo valore identitario e, si auspica, condividere di avviare interventi di restauro e manutenzione finalizzati a perseguire la valorizzazione del complesso monumentale.