Sessantanove partecipanti per l’edizione 2016 del Premio Internazionale di Architettura Sacra “Frate Sole”. Il vincitore, Rafael Moneo con la chiesa di Iesu di San Sebastián, è stato premiato insieme con gli altri due classificati e due segnalati, martedì 4 ottobre 2016 a Pavia, contestualmente all’apertura della mostra, che ha consentito di osservare assieme tutti i progetti partecipanti, provenienti dai continenti più lontani.
Trattandosi del ventennale – la prima edizione del Premio si svolse nel 1996 – l’evento ha acquisito una rilevanza particolare, evidenziata anche dal fatto che dopo l’apertura della mostra nel chiostro del broletto pavese, la cerimonia è continuata nella prestigiosa sede del Collegio Borromeo il cui rettore, Prof. Ing. Vittorio Vaccari, è anche il Segretario della Fondazione Frate Sole. “Questo Collegio – ha notato Vaccari nell’aprire la premiazione – fu costituito per rispondere alle necessità pressanti dell’epoca. Si era a inizio Seicento san Carlo volle offrire un luogo degno per l’educazione dei giovani. Nel 1996 p. Costantino Ruggeri ha voluto istituire il Premio Frate Sole e la Fondazione che lo gestisce per motivi oggi urgenti: rispondere al bisogno di bellezza così fortemente sentito nel mondo”.
Sulla stessa corda ha insistito anche l’Arch. Luigi Leoni, Presidente della Fondazione Frate Sole, già stretto collaboratore del fondatore p. Costantino Ruggeri e continuatore della sua opera: “P. Costantino – ha evidenziato Leoni – era cantore della bellezza e la intendeva come strumento di evangelizzazione. Voleva che tutti vivessero nella gioia e concepiva l’opera artistica e architettonica come un mezzo per comunicare perfetta letizia, a tutti”.
Il Premio è stato concepito da p. Costantino proprio per permettere che l’architettura e l’arte delle chiese recuperassero appieno, grazie alla ricchezza del confronto, la capacità di rendere armonia alla vita delle comunità.
Com’è noto, ogni quattro anni la Fondazione Frate Sole attribuisce il Premio a quello che è valutato essere il più appropriato tra gli edifici dedicati al culto, eretti nel mondo negli anni precedenti (le candidature sono volontarie). Così il Premio a livello mondiale costituisce l’unico “regesto” esistente delle architetture dedicate al culto che, almeno agli occhi dei loro autori, sono giudicate degne di essere messe a confronto con l’ambizione di ricevere un pubblico riconoscimento.
Il Premio Frate Sole ha contribuito ha portare Pavia all’attenzione del mondo: lo ha notato il sindaco Massimo Depaoli che della sua città ha evidenziato l’importanza del patrimonio artistico raccolto nel corso della lunga storia che tra l’altro l’ha vista capitale del regno longobardo in epoca medievale. E Don Sirio Cobianchi, responsabile dell’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Pavia, nel portare i saluti del Vescovo, Mons. Corrado Sanguineti, ha ricordato come p. Costantino Ruggeri intendesse con la sua opera riconciliare arte e natura, secondo quello spirito evocato anche nella recente enciclica di papa Francesco, “Laudato si’”. P. Maggiolino, in rappresentanza dell’Ordine dei francescani minori, cui apparteneva il p. Costantino, ha ricordato come un Premio come questo funga da stimolo per i giovani architetti, a considerare la rilevanza degli edifici per il culto anche nelle città contemporanee. Infine l’Arch. Aldo Lorini, Presidente dell’Ordine architetti di Pavia, ha ricordato che la Fondazione con la sua opera fa rivivere la ricchezza artistica della città.
Nel presentare i vincitori di questa sesta edizione del Premio, l’Arch. Luigi Leoni ha tra l’altro portato i saluti del Card. Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, che ha rievocato l’opera da lui stesso prestata quale consigliere della Fondazione, prima di essere chiamato a in Vaticano: “Ho sempre visto nel Premio Frate Sole la capacità di contribuire al significato e alla qualità della produzione architettonica” in questo contribuendo a superare l’approccio meramente funzionale alla progettazione.
La cerimonia ha visto in successione presentare le opere, prima dei progettisti che sono stati oggetto di “menzione” e quindi quelle dei premiati.
(I progetti vincitori e menzionati sono esposti anche nel servizio di attualità presente su questo stesso sito https://www.jerusalem-lospazioltre.it/moneo-vince-il-premio-frate-sole-2016/ )
Alejando Beautell, il cui progetto ha ricevuto la “menzione speciale”, ha mostrato il modo in cui, con soli 50 mila euro, sull’isola di Tenerife è riuscito a rispondere alla richiesta di costruire la piccola cappella di S. Giovani Battista: in un lotto triangolare che ha suggerito la forma della pianta dell’edificio, le cui pareti scabre accolgono la luce che spiove dall’unico lucernario che dilava la breve parete di fondo, nella parte più alta dell’edificio, su cui si intaglia la figura di una croce a “tau”. Sulla parete laterale sono incavate le 14 croci della Via Crucis.
Brückner & Brückner, anch’essi segnalati e anch’essi per una cappella dedicata a Giovanni Battista, ubicata in Windischeschenbach (Germania), hanno mostrato l’architettura elaborata con un tetto a due spioventi, una fenditura verticale che ne evidenzia l’assialità e la verticalità, un sottile lucernario che ne accompagna in alto la lunghezza.
Una composizione semplice e candida, luogo di silenzio, presentata con un commento musicale suonato al clarinetto, a evidenziare i rapporti armonici che ispirano il progetto.
Anche il terzo premio è stato attribuito a due fratelli: Schulz und Schulz, per la chiesa prepositurale della Santa Trinità a Lipsia, costruita là dove stavano le rovine di una grande chiesa distrutta nei bombardamenti della seconda guerra mondiale.
Il lotto romboidale è stato completamente occupato dal complesso parrocchiale, che si compone di due parti: un poderoso campanile verso il lato corto del poligono di base, la chiesa verso il lato opposto. Una grande chiesa con l’aula sviluppata nel senso della larghezza, in cui spicca il rapporto visivo che si stabilisce tra la grande croce greca in rilievo sulla parete di fondo, cui corrisponde identica croce intagliata a vetrata sulla parete sovrastante l’ingresso, con un gioco di rimandi che genera prossimità e univocità dello spazio, pur articolato.
Il secondo premio è andato alla chiesa parrocchiale di KaDon Don Duong nella provincia di Lam Dong in Vietnam.
I progettisti Thu Huong Thi Vu e Tuan Dung Nguyen, vietnamiti che vivono e operano in Germania, hanno spiegato che la parrocchia serve una vasta comunità di oltre 5000 persone appartenenti a diversi gruppi etnici e linguistici, sparse su un territorio che si dilata in bassi rilievi.
La chiesa è stata pensata come una tettoia la cui forma ricorda i copricapi in paglia dei contadini vietnamiti, ed è retta da una struttura di agili colonnine metalliche che rendono trasparente tutto l’ambiente interno: questo risulta pertanto recettivo e accogliente da qualsiasi lato vi si giunga. Mentre un campanile, anch’esso di estrema semplicità, regge in alto la croce che resta ben visibile a tutti coloro che vivono attorno al sito.
Il primo premio è andato a Rafael Moneo con la chiesa di Iesu costruita a San Sebastián, città portuale nei Paesi Baschi in Spagna.
Moneo è stato introdotto da una prolusione del Prof. Francesco Dal Co, che ne ha ricordato la carriera di docente universitario prima a Barcellona, poi a Madrid e New York, e le molteplici opere che costituiscono un corpus capace di innervare di senso e di stimolare tutta la produzione progettuale degli architetti spagnoli. Dal Co ha tracciato una distinzione tra ricordo e memoria: se il primo è espressione passiva di permanenza, la seconda è attiva capacità di sintesi che fonda nuove capacità operative sulla base della cultura. Le opere di Moneo sono espressione proprio di questa capacità
Rafael Moneo nel presentare la sua chiesa ha anzitutto posto in evidenza l’importanza dell’opera svolta dal parroco, Jesús María Zabaleta, che ha attivamente partecipato al dialogo col progettista.
L’architettura della chiesa di Iesu si fonda su una pianta che ha forma di croce sghemba, disegnata come opera artistica dallo stesso Moneo, capace di articolare uno spazio inconsueto le cui simmetrie sfalsate risultano in un dinamismo che la pura e semplice simmetria impedirebbe.
Nel raccontare il progetto, Moneo è partito dal basso: al livello inferiore si trova un supermercato, costruito al fine di permettere alla parrocchia di ottenere i finanziamenti necessari per la costruzione e la gestione della nuova chiesa. Così come avveniva nel caso delle piazze medievali, dove accanto alla chiesa si aprivano i mercati, anche a San Sebastián la nuova chiesa diviene momento di socialità, posto in continuità con i giardini alberati che sono sorti insieme col nuovo complesso parrocchiale. In questo modo, tutto l’assieme del nuovo complesso, sia per la sua architettura, sia per la sue capacità attrattiva (è piazza, è luogo di incontro per le famiglie, è luogo di gioco per ragazzi, luogo di commercio, oltre che luogo dedicato al culto) dà nuova rilevanza a un quartiere periferico.
La chiesa è “orientata” e al suo interno si trovano opere preparate da alcuni dei più affermati artisti della città, come Javier Alkain e José Ramón Anda. Vi si accede attraverso un vasto nartece che abbraccia il volume maggiore e diviene una piazza coperta che raccorda la chiesa con gli ambienti dei servizi parrocchiali.
Mentre la chiesa è caratterizzata dalla croce ben evidente nella pianta e in particolare nella copertura grazie alle finestre a nastro che ne accompagnano i bracci e che fanno spiovere nell’aula luce indiretta, verso l’esterno risulta ben visibile la vetrata opalina dove si riproduce il disegno della croce sghemba insieme con altre figurazioni geometriche che divengono segni caratteristici.
Al di là dei premiati, in questa, come nelle precedenti edizioni del Premio Frate Sole, si possono osservare tutte le chiese partecipanti, costruite nelle più diverse parti del mondo. A confrontarle tutte si recepisce il senso di come le diverse culture interpretano l’architettura. Si ravvisano costanti: l’essenzialità strutturale nel mondo germanico e nordeuropeo; la tensione volta a enfatizzare il messaggio religioso nei progetti dell’Europa orientale; una retorica figurativa esuberante in molti progetti italiani; una corposità tendente all’imponenza nei progetti spagnoli; composizioni eterogenee nell’America centrale; la leggerezza diafana che distingue alcuni progetti giapponesi; un oscillare tra il senso della provvisorietà e della mimesi nel mondo anglosassone… Caratteri che traspaiono e, per quanto non informino tutti i progetti di una stessa regione, suggeriscono che, pure nel mondo globalizzato, pure per il più globale tra i componenti del pensiero umano ovvero quello religioso, l’articolazione esplicita risulta comunque influenzata da caratteristiche culturali che, diffuse some sono nelle diverse aree geografiche, non mancano di farsi sentire.
È questo un aspetto di notevole rilevanza, che rende il valore universale di un’iniziativa come il Premio Internazionale di Architettura Sacra Frate Sole: esso schiude il panorama complessivo della progettazione, in tutte le sue articolazioni regionali, in tutto il mondo. Anche per questo, forse soprattutto per questo, il Premio Frate Sole è tanto importante, quanto è importante l’architettura dei luoghi di culto, che sempre resterà, pure nel mondo secolarizzato, il luogo in cui si addensano le più intense emozioni e la più autentica essenza dell’essere umano.
Il Comitato Scientifico della Fondazione Frate Sole, che funge anche da Giuria del Premio Internazionale di Architettura Sacra, è composto dai seguenti membri:
Arch. Luigi Leoni (Presidente), Prof. Arch. Giorgio Dalla Longa, Prof. Arch. Esteban Fernández Cobián, Arch. Caterina Parrello, Mons. Valerio Pennasso, Prof. Walter Zahner.