Pubblichiamo la tesi presentata da Lucilla di Paolo a conclusione del Master in progettazione degli edifici per il culto svolto presso la Facoltà di architettura di dell’università La Sapienza di Roma nell’anno accademico 2016, con una nota dell’Arch. Stefano Mavilio, occordinatore del Master.
RELAZIONE DI PROGETTO
di Lucilla di Paolo
Poche ma chiare le intenzioni e le intuizioni progettuali. Il sistema antropico, diremmo il paesaggio, è il primo segno ad incidere sul progetto. Elemento caratteristico del luogo – il promontorio di San Vito – è infatti la forte presenza di seminati, che circondano il costruito. Il sistema dei campi, oltre a determinare l’impianto stradale – che si organizza come a seguire vecchi confini catastali – cerca di penetrare il centro abitato e di ricucire le sue parti, segnando in maniera evidente l’impianto planimetrico del nuovo organismo, che ne ripropone linee e giaciture. È pertanto possibile schematizzare il concept progettuale in un sistema a fasce, che oltre a identificare le giaciture dei singoli volumi edilizi, ne dispone a terra i percorsi principali e secondari, individuando così le diverse funzionalità del complesso parrocchiale.
Secondo tale schema, l’edificio contenente l’aula liturgica con la feriale e la sagrestia, e quello per il salone delle feste, i locali per il ministero pastorale e la canonica, sono tutti chiaramente leggibili all’interno delle direttrici dell’impianto che, oltre a organizzare il costruito, si estende anche alla sistemazione degli spazi esterni, definendone accessi, lastricati e aree verdi, chiaramente organizzati per linee parallele, a mimare il solco dell’aratro.
Sviluppando quindi l’idea delle fasce anche in alzato, si definiscono ulteriori gerarchie che prevedono – oltre al parterre – aree “ribassate” e “rialzate”, secondo l’idea lecorbusiana, per la quale la pianta è “gemella” della sezione. Poche parole sull’aula liturgica di tipo basilicale con orientamento nord-sud e illuminazione di tipo “canonico” con ampia finestratura a est, che grazie alla curva absidale inonda di luce il presbiterio.
L’affianca la feriale, che a sua volta ingloba il fonte, comunque in dialettica liturgica con altare ed ambone; uno spazio di mezzo, in guisa di navatella – che ospita il tabernacolo e la penitenzieria, prossima all’ingresso – separa le due aule.
NOTE CRITICHE
di Stefano Mavilio
Coordinatore didattico e scientifico del Master in progettazione degli edifici per il culto
In attesa di pubblicare il quadro completo delle tesi della seconda annualità del Master in Progettazione degli edifici per il culto, si propone – in anteprima – gli elaborti della dottoressa Lucilla di Paolo, che perfettamente ha recepito gli insegnamenti impartiti durante il corso e ha presentato un progetto maturo, professionale, che potrebbe a ragione competere a un concorso dei Progetti Pilota CEI o a uno dei tanti concorsi diocesani dei quali spesso si ignorano i vincitori e i relativi progetti, non senza rammarico.
Il progetto di tesi, quest’anno, prevedeva la sostituzione di un complesso parrocchiale esistente, assai malamente concepito, ed ancor peggio realizzato, sito in zona industriale, Diocesi di Taranto, con la quale il Master, da un paio di anni, ha un rapporto di collaborazione privilegiato su questo ed altri temi.
Un complesso parrocchiale per una popolazione di circa 3000 abitanti, con le relative proporzioni: aula liturgica di 350 metri quadri circa, canonica, nove aule per la didattica, un piccolo salone parrocchiale, da porsi in un lotto rettangolare col lato corto sul fronte stradale. Poche ma chiare le necessità: gestire l’attività feriale, quella festiva e quella ordinaria, con l’aggiunta di campetti sportivi in un luogo che ne difetta. Altrettanto chiare le risposte: due soli volumi edilizi e tre livelli di suolo. Il primo volume – comprende le sole aule liturgiche, le festiva e la feriale – si attesta su un basso stilobate che conferisce al complesso un’aura di sacralità ulteriore; il secondo, collegato all’altro da una breve galleria vetrata, è organizzato su tre livelli. Quello inferiore, alla quota sottoposta onde evitare pericolose vie di fuga per i bambini, comprende: le aule per il magistero, i servizi relativi, oltre a un’ampia corte per la socializzazione e il gioco; è raccordato alla quota stradale da rampe e da scale, a seconda delle diverse utenze. Al piano terra troviamo il salone in forma oblunga e i locali per l’ospitalità ai meno abbienti; al primo piano la canonica. I due volumi sono magistralmente unificati da una facciata che fa corpo a sé superando ampiamente la misura dei retrostanti volumi, quasi a occupare tutto il fronte stradale con le sue trasparenze che lasciano filtrare la luce del sole, a intuire il costruito fra brevi squarci di cielo. Il campanile, tozzo e in proporzione aurea, completa e rafforza il complesso. Come si diceva poc’anzi, un progetto maturo ed eseguibile così com’è, a dimostrazione del fatto che i corsi di formazione post-lauream, oltre che teorici – e lo sono certamente – sono soprattutto professionalizzanti.