A cura di Michela Beatrice Ferri

Dall’8 dicembre 2018 al 17 febbraio 2019 il Museo di Roma ospita la mostra “Paolo VI. Il Papa degli artisti” dedicata al legame di San Paolo VI con l’arte contemporanea.

Fausto Conti, Ritratto di Papa Paolo VI, 1963 olio su tela Città del Vaticano, Fabbrica di San Pietro in Vaticano

La mostra, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, è ideata e organizzata dal Centro Europeo per il Turismo e la Cultura presieduto da Giuseppe Lepore. Il Comitato Promotore è presieduto dal Cardinale Angelo Comastri, Vicario Generale di Sua Santità, Arciprete della Basilica Papale di San Pietro e Presidente della Fabbrica di San Pietro e il Comitato Scientifico è presieduto dal Cardinale Giovanni Battista Re, Prefetto Emerito della Congregazione per i Vescovi. Curatore è Antonio D’Amico, storico dell’arte.

Realizzata grazie al sostegno dell’Università San Raffaele Roma, la mostra presenta un percorso con opere che arrivano dalla Reverenda Fabbrica di San Pietro in Vaticano, dalla Collezione Paolo VI – arte contemporanea di Concesio (BS) e da alcune collezioni private.

L’intenzione di Paolo VI fu quella di “avviare una nuova stagione dell’arte”, come precisa un altro grande pontefice, Giovanni Paolo II, e dunque questa esposizione al Museo di Roma sottolinea il legame indissolubile auspicato da Montini tra la Chiesa e l’arte, una precisa volontà di riavvicinamento annunciata con determinazione nella lettera agli artisti che il papa pronuncia nella Cappella Sistina il 7 maggio 1964.

È di Montini, poi, la conferma papale della Costituzione Conciliare Sacrosanctum Concilium del 4 dicembre 1963 che ha siglato precise disposizioni sull’arte e l’ampliamento conseguente della collezione d’arte sacra contemporanea dei Musei Vaticani in cui vengono accolte anche le esperienze artistiche del Novecento, dunque non solo l’iperrealismo ma anche il concettuale e l’astrattismo. È questo prezioso rapporto tra Giovanni Battista Montini, oggi santo, e gli artisti del suo tempo che la mostra indaga e lo fa proponendo al grande pubblico una parte della ricca collezione d’arte che dopo la morte del pontefice, il suo segretario personale, don Pasquale Macchi, ha donato all’Istituto Paolo VI di Concesio nel bresciano, città natale di Montini, dove tutt’ora si trova, affidata dal 1987 alle cure dell’associazione “Arte e Spiritualità”. La collezione consta di oltre settemila opere tra dipinti, disegni, incisioni, stampe, sculture e medaglie custodite nella sede di Concesio di fianco alla Casa natale di Paolo VI.

Ora approda al Museo di Roma una parte di questa vasta collezione che costituisce il nucleo centrale della mostra, con l’obiettivo di far conoscere un tesoro poco noto che comprende, tra gli altri, artisti quali Aldo Carpi, Emilio Greco, Fausto Pirandello, Angelo Biancini, Floriano Bodini, Trento Longaretti, Ennio Morlotti, Salvatore Fiume e Renato Guttuso, senza dimenticare l’intenso ritratto in bronzo di Pio XII modellato dal grande Francesco Messina.

Emilio Greco, TESTA DI CRISTO 1968 bronzo Associazione Paolo VI, Arte Contemporanea Concesio.

Nei suoi scritti, San Paolo VI rammenta l’importanza dell’atto creativo che è proprio degli artisti, ai quali è affidata una evangelizzazione per immagini dell’Annuncio di Cristo, con la prerogativa di conservare “a tale mondo la sua ineffabilità, il senso della sua trascendenza, il suo alone di mistero”. Paolo VI si sofferma sull’aspetto spirituale della creazione, in quanto per un artista dipingere, scolpire o realizzare un manufatto d’arte applicata vuol dire entrare “nella cella interiore di se stessi e dare al momento religioso, artisticamente vissuto, ciò che qui si esprime: una personalità, una voce cavata proprio dal profondo dell’animo, una forma che si distingue da ogni travestimento di palcoscenico, di rappresentazione puramente esteriore; e l’io che si trova nella sua sintesi più piena e più faticosa, se volete, ma anche più gioiosa”. Le parole di Paolo VI sembrano abbracciare tutte le forme d’arte, infatti, qualsiasi sia il linguaggio artistico, l’arte ha il compito di rendere il messaggio evangelico esplicitamente più vicino agli uomini e più comprensibile.

Paolo VI succede a Giovanni XXIII, figura cara alla contemporaneità che aveva voluto un nuovo concilio ecumenico, e questa successione è il punto di partenza della mostra con i ritratti dei due pontefici, custoditi presso i depositi della Fabbrica di San Pietro in Vaticano ed eseguiti da due differenti artisti per la Basilica di San Paolo fuori le mura, utilizzati come base da cui sono stati realizzati i mosaici nella navata centrale, in seguito all’incendio del 1823. Artista che ha espresso bene il pontificato di Giovanni XXIII è Giacomo Manzù che accoglierà il pubblico con un suo celebre Cardinale di bronzo, che in mostra costituisce una sorta di viatico per poi trovarsi al cospetto degli artisti di Paolo VI. La mostra presenta, accanto alle opere d’arte, un filmato sugli anni del pontificato di Papa Paolo VI.

Giacomo Manzù, CARDINALE, 1945 ca., bronzo patinato. Roma, Cesare Lampronti Commissionaria d’arte srl.

Accompagna la mostra un catalogo edito da Gangemi Editore, in cui compaiono i contributi autorevoli dell’Arcivescovo Agostino Marchetto, Nunzio Apostolico e storico dei concili, del Cardinale Giovanni Battista Re, Prefetto Emerito della Congregazione per i Vescovi, di Paolo Bolpagni, ex Direttore della Collezione Paolo VI, di Paolo Sacchini, Direttore della Collezione Paolo VI, e di Antonio D’Amico, curatore della mostra.

Per i possessori della nuova MIC Card – che al costo di soli 5 euro consente a residenti e studenti l’ingresso illimitato per 12 mesi nei Musei Civici – l’ingresso alla mostra è gratuito

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