Nel 2016 si celebra l’ottavo centenario della fondazione dell’Ordine dei Predicatori, e questo porta ovviamente a guardare al passato ma invita anche ad abbracciare il presente e a riflettere sul futuro. La mostra di arte contemporanea “Auguri” si pone proprio in questa prospettiva e si svolge in Santa Sabina a Roma, sede della Curia generalizia dell’Ordine, dal 23 novembre 2016 al 24 gennaio 2017.
Stando alla leggenda, il colle Aventino è legato alle origini stesse di Roma. È infatti attraverso la consultazione degli àuguri, che interpretavano i presagi naturali così cari ai popoli pagani, che i gemelli Romolo e Remo hanno scelto il nome della città che avrebbe conosciuto un destino politico e religioso senza pari. Sull’Aventino Remo vide apparire dapprima sei avvoltoi, presagio furtivo della preferenza degli dèi. Ma poco dopo ben dodici avvoltoi volarono sul Palatino, dove si trovava Romolo. Gli àuguri avevano parlato e indicato il nome della città.
Il termine si è poi trasferito dal latino all’italiano, arricchendosi di nuovi significati. Sia che esprimano speranza o felicitazione, gli auguri tendono verso l’avvenire.
Nelle navate laterali della basilica paleocristiana di Santa Sabina, che il Papa affidò a San Domenico nel 1220, la mostra presenta diciasette stendardi che riproducono opere artistiche compiute da domenicani e che evocano altrettante personalità della tradizione domenicana. Ogni frate, suora o laico rappresentato esprime la molteplicità dei carismi dell’Ordine dei Predicatori, richiama i cinque continenti dove lo slancio di San Domenico si è propagato nonché i periodi felici o quelli turbolenti che la famiglia domenicana ha attraversato. Sono lavori riferiti a personaggi storici che hanno messo la vita al servizio dei loro contemporanei traducendo in un forte impegno e in concrete azioni il messaggio del Vangelo, nelle circostanze più diverse.
Ancor oggi i membri della famiglia dominicana fanno propria e rivivono l’eredità di entusiasmo da loro lasciata. E i diciassette artisti che li rappresentano, a loro volta non sono semplicemente osservatori o estimatori della loro azione, bensì ne sono testimoni attivi e continuatori.
Così, passato e presente si uniscono in questi stendardi che illustrano come la tradizione abbia gettato le fondamenta per un impegno che perdura nel tempo.
L’esposizione ha un carattere eminentemente contemporaneo, e questo è evidenziato dalla presenza di due artisti dei nostri giorni con le loro opere.
Il primo, Kris Martin, artista di fama internazionale, non ha un legame particolare con la famiglia di San Domenico. La sua arte riflette su quanto osserva intorno a sé e ne ripropone i quesiti a tutti coloro che sanno abbracciarli. Martin ha avuto carta bianca per esporre nel sito di Santa Sabina opere capaci di interrogare, sia coloro che lo frequentano, sia coloro che vi giungono solo in occasione dell’esposizione.
Il secondo, Adam Rokosz, è un giovane fotografo domenicano che espone cinque immagini sul tema dell’incarnazione, collocandole nel tempo liturgico del Natale, ma anche nel contesto del carisma domenicano, che cerca sempre di incarnare il Vangelo in ogni epoca. Il tema dell’incarnazione, inoltre, si àncora alla tradizione domenicana che riflette sul pensiero del filosofo Aristotele, con la sua insistenza sull’osservazione della creazione e per definire una visione della vita. Inoltre riecheggia il Vangelo preferito di San Domenico, che San Matteo fa iniziare con una lunga genealogia per annunciare l’incarnazione di Dio tra gli uomini.
Questi due artisti, posti vicini tra loro, insieme esprimono un’altra dimensione cara alla tradizione domenicana: il dialogo.
Nella Curia dell’Ordine dei Predicatori il visitatore è accolto e benvenuto, a prescindere da quale lingua parli, così che le domande da questi poste e che necessariamente riecheggiano quelle che tormentano tutti i nostri contemporanei, giungano al cuore di coloro che abitano il luogo e che hanno il compito di trovare parole e immagini per trasmettere la misericordia e indicare la via della speranza evangelica.
Il frate domenicano, per parte sua, in quest’occasione si trova al di fuori dal contesto conventuale che gli è consueto, e può predicare attraverso le immagini a tutti coloro che passano per piazza Pietro d’Illiria: va loro incontro, là dove lo Spirito lo conduce.
Lo sguardo e il linguaggio di questi due artisti contemporanei ci fanno volgere con decisione verso il futuro. I bambini e i giovani di Adam Rokosz lo anticipano e mostrano fiducia nell’avvenire. Gli interrogativi di Kris Martin schiudono la via per affrontare il tempo che verrà.
Entrambi formulano auguri per quel che costruiamo e che lasceremo alle generazioni future.
Una festa ha senso solo se coniuga storia, presente e futuro. E proprio queste sono le tre dimensioni che attraversano l’esposizione e ne spiegano il titolo: Auguri!
Ulrich Engel OP
Alain Arnould OP