Domenica 1 ottobre 2017: papa Francesco arriva a Bologna per una visita alla città che si conclude con la Messa celebrata nello stadio alle ore 17. È il giorno in cui si celebra “la Domenica della Parola” nell’ambito del Congresso Eucaristico Diocesano. Come annunciato dall’arcivescovo, mons. Matteo Maria Zuppi, si è trattato dell’occasione per rinnovare “l’impegno per la diffusione, la conoscenza e l’approfondimento della Sacra Scrittura“.

Vista generale dello stadio (rendering).

Gli apparati predisposti per fare dello stadio felsineo un luogo adatto a ospitare un evento liturgico di tale rilevanza, sono stati progettati dall’ing Aldo Barbieri col suo Studio Enarco, d’intesa con la Autorità religiose. Data la specifica dedicazione dell’evento, una cura particolare è stata dedicata nella preparazione dell’ambone.

Com’è noto, dal Concilio in poi, per ovvi motivi, la strutturazione degli spazi liturgici di nuova concezione e l’adeguamento di quelli esistenti si è incentrata sull’altare. Questo ha portato a volte a dare meno rilevanza al luogo della parola. Sullo sfondo di tale situazione, la celebrazione liturgica presieduta da papa Francesco nello stadio bolognese porge il destro per ripensare al rapporto tra ambone e altare. E la soluzione individuata per tale occasione diviene momento germinale di una nuova attenzione in cui la Parola e lo spazio a questa preposto acquistino nuova rilevanza, nel contesto del dialogo dinamico col centro dell’evento liturgico.

In tale luce presentiamo il progetto dell’organizzazione liturgica dello stadio di Bologna adottata per l’evento del primo ottobre 2017: la pedana dell’altare è stata disposta di fronte, sul lato opposto rispetto a quello ove si trova il grande arco che fu predisposto al momento della costruzione dello stadio, negli anni ’30 del XX secolo, così definendo come prevalente l’asse minore del vasto ambiente aperto. Questa soluzione nel complesso consente maggiore prossimità tra altare e popolo.

L’ambone ubicato nel mezzo dell’assemblea, raccordato da una lunga rampa alla pedana dell’altare.

L’ambone è stato collocato in posizione avanzata, sul campo, entro l’assemblea; in questo ricorda un poco la frontalità dialogica in cui si dispongono altare e ambone nelle chiese monastiche. Ma qui l’ambone è leggermente disassato verso la destra dell’altare (“in cornu evengelii” secondo l’antica tradizione), ed è raccordato alla pedana dell’altare da una lunga rampa che si snoda sulle gradonate, così da accentuare e nobilitare la processionalità del passaggio dall’uno all’altro polo liturgico.

Ecco dunque la presentazione del progetto di Studio Enarco:

CARATTERISTICHE DELL’ALLESTIMENTO PREDISPOSTO PER LA MESSA DI PAPA FRANCESCO ALLO STADIO DALL’ARA – BOLOGNA

SPAZIO PER LA CELEBRAZIONE

Lo spazio per l’altare e la sede del Papa è collocato sulla tribuna dello Stadio, in continuità con il clero, il coro e la globalità dei fedeli riuniti come assemblea celebrante. La continuità è sottolineata dalla realizzazione di una fascia colorata che dilata lo spazio dell’altare e dell’ambone in un grande abbraccio che avvolge tutta l’assemblea. La posizione sopra la tribuna garantisce la massima visibilità e il minor costo rispetto a un palco autonomo.

La posizione dell’ambone in questa prima Giornata della Parola, voluta e istituita da Papa Francesco, è stata oggetto di grande attenzione perché era giusto che avesse particolare rilevo, nel rispetto delle norme liturgiche1. L’ambone viene dunque posto come polo indipendente rispetto all’altare pur rimanendo in continuità con esso, cogliendo così l’occasione di richiamare la costituzione conciliare per la liturgia che accentua la distinzione del corpo della celebrazione in Liturgia della Parola e Liturgia Eucaristica.

La Parola al centro è un messaggio che trova le sue origini nell’esperienza del popolo ebraico e nella storia stessa del Cristianesimo: “Esdra lo scriba stava sopra una tribuna di legno, che avevano costruito per l’occorrenza. Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava più in alto di tutto il popolo; come ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi.” (Neemia 8 )

A completamento dell’area del presbiterio, in posizione centrale, è presente l’icona con la frase: “VOI STESSI DATE LORO DA MANGIARE” simboli del Congresso Eucaristico Diocesano 2017.

Nell’area presbiterale viene collocata in posizione di onore la Venerata Icona della Madonna di S. Luca, patrona principale della Città e Diocesi, appositamente trasferita dal Santuario.2

PAROLE

La disponibilità di venti cartelloni di grandi dimensioni, due per dodici metri, distribuiti intorno a tutto lo stadio ha dato l’occasione di coinvolgere e avvolgere l’assemblea con alcune parole dell’Evangeli Gaudium:

La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che incontrano Gesù

Il tempo è superiore allo spazio. L’unità prevale sul conflitto.

Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia.

La realtà è più importante dell’idea. Il tutto è superiore alla parte.

ALTARE

L’altare, di forma quadrangolare, di 3 metri per lato, riporta una frase della Didachè (I°-II° secolo) che il Card.Arcivescovo Giacomo Lercaro volle incise sulla mensa dell’altare, sia quello domestico che quello della cattedrale: “SE CONDIVIDIAMO IL PANE CELESTE COME NON CONDIVIDEREMO IL PANE TERRENO?”

L’Arcivescovo Matteo ha voluto che sull’altare ci fosse un richiamo all’immagine dei portici, simbolo della città, spiegando che i portici “vogliono dire protezione, accoglienza, vicinanza che permette l’incontro. Portici che sono dei ponti… costruire ponti a volte è pericoloso, ma quando ci sono capiamo che la nostra vita è questo: la bellezza dell’incontro.”

AMBONE

L’ambone in continuità con l’altare, ma isolato, per sottolineare la particolare giornata. Inoltre quale luogo della Parola è al centro di un giardino fiorito evocativo del giardino biblico, che attraversa tutta la narrazione della rivelazione: dal giardino perduto del paradiso terrestre a quello definitivamente ritrovato della risurrezione e della vita eterna.

L’ambone realizzato in legno.

La forma ottagonale dell’ambone, di uso frequente fin dall’iconografia paleocristiana, è simbolo di rinascita; richiama l’ottavo giorno, la Domenica, la Pasqua e la Pentecoste, ma soprattutto il battesimo e la Risurrezione. La Parola di Dio, proclamata ed accolta, sempre ci chiama da morte a vita, ci fa rinascere, perché è parola di vita eterna.

CROCE

Per la celebrazione Eucaristica è stata realizzata una copia della Croce degli Apostoli e degli Evangelisti, detta anche di Porta Ravegnana, custodita originariamente in una piccola edicola vicino alla base delle Due Torri, e oggi custodita nella Basilica di S.Petronio, assieme ad altre tre analoghe croci viarie. Questa scelta richiama il legame della croce con la città, le sue porte e le sue strade, luoghi destinati all’incontro, alla relazione e all’accoglienza.

La croce originale, fu scolpita da Pietro con il padre Alberico nel 1159; presenta da un alto il Cristo crocifisso e dall’altro il Redentore in gloria benedicente e con in mano il libro dei Vangeli, circondato dai tre Arcangeli e in alto l’Agnello dell’Apocalisse, cioè lo stesso Cristo in sembianze di agnello immolato e vittorioso.

La croce, retro (riproduzione).

Attorno al crocifisso è scolpita una scritta che riporta un dialogo tra la Maria e il Crocifisso: Figlio / Che hai madre? / Sei Dio? /Lo sono! / Perché pendi di lì? / perché il genere umano non perisca per sempre / Abbiate sufficiente pace tra di voi.

CANDELABRI

I candelabri realizzati per l’occasione, sono semplici per forma e importanti per dimensione; posti attorno all’altare e utilizzati per scortare la Croce nella processione introitale e l’Evangelario nella processione verso l’ambone. Dopo la proclamazione del Vangelo, l’Evangelario verrà portato al Santo Padre per il bacio e la Bendedizione dell’Assemblea e intronizzato sotto l’Immagine della Madonna di S.Luca.

SEDE DEL SANTO PADRE

Viene impiegata allo scopo la cattedra episcopale degli arcivescovi metropoliti di Bologna, simbolo della loro funzione di presidenza dell’intera comunità diocesana. La cattedra è stata in uso in Cattedrale fino all’attuale sistemazione del presbiterio realizzata nel 1996, e oggi prosegue la sua funzione nella cripta della stessa cattedrale. Nel segno della cattedra leggiamo il mistero della successione apostolica, con cui la provvidenza ha voluto assicurare nella nostra Chiesa la comunione nella fede e nella carità da S.Zama primo vescovo (anno 313) fino al vescovo Matteo.

PRATO

Nella zona presbiterale è allestito un prato d’erba e fiori di campo a richiamare l’importanza e l’attenzione all’ambiente tutto. Gesù stesso invitando i discepoli ad osservare i fiori del campo, nella loro bellezza semplice e ineguagliabile, li invitò ad una fiducia illimitata nella provvidenza del Padre, che non lascerà senza cibo e vestito chi cerca prima di tutto il suo Regno.

STUDIO, PROGETTO E REALIZZAZIONE

La definizione dello spazio della celebrazione Eucaristica e degli arredi liturgici è frutto di un percorso condiviso del gruppo di lavoro con l’Arcivescovo e i suoi collaboratori.

Lo stadio, pianta del progetto per la celebrazione.

La realizzazione dell’altare, dell’ambone) e dei candelabri e la riproduzione artigianale della croce degli Apostoli e degli Evangelisti, è stato frutto dell’incrocio delle più moderne tecnologie informatiche con la maestria di artigiani, che tramandano di padre in figlio la passione per il proprio lavoro. Falegnameria, officina meccanica, modellistica per stampi da fonderia, verniciature a forno dei metalli, cereria, trattamento del legno. Alcuni hanno potuto offrire gratuitamente il loro lavoro, tutti hanno messo del loro, ben al di la del compenso economico richiesto, a volte solo per il rimborso delle spese del materiale. In tutti la gioia di aver collaborato ad un evento storico della nostra città, carico di attese e di speranze per il nostro futuro.
1

 Cfr. punto 20 “Guida per le grandi celebrazioni” della Congregatio De Cultu Divino et disciplina Sacramentorum del 13 giugno 2014; Cfr. punto 9 “La Progettazione di Nuove Chiese” della Conferenza Episcopale Italiana – CEI del 18 febbraio 1993.

2

 Cfr. punto 10 “Guida per le grandi celebrazioni” (vedi nota precedente)

CONSIDERAZIONI AGGIUNTIVE

Bologna, 11/07/2017

I contenuti del progetto fanno seguito ad alcuni principi ispiratori e alla conoscenza dei seguenti documenti:

A) “Guida per le grandi celebrazioni” della Congregatio De Cultu Divino et disciplina Sacramentorum del 13 giugno 2014.

B) “La Progettazione di Nuove Chiese” della Conferenza Episcopale Italiana del 18 febbraio 1993.

1. Per la realizzazione del presbiterio si è pensato di sfruttare le strutture esistenti, la copertura della Tribuna, sia perché realizzare un palco autonomo avrebbe generato un ampio cono di non visibilità nel retro dello stesso, sia perché soluzione più economica. Collocare il presbiterio sfruttando le tribune consente che lo stesso sia percepito in “continuità” con l’assemblea, cogliendo e sottolineando il grande messaggio di “assemblea celebrante” (Cfr nota 4 del citato doc. A) ovvero si cerca di porre particolare enfasi sia alla partecipazione attiva sia al “formare un solo corpo“. (Cfr nota 7 del citato doc. A; cfr punto 19 del doc. A)

2. La giornata della celebrazione è domenica uno ottobre e coincide con la giornata della Parola ed è sembrato fondante portare la Parola al centro con un ambone ben visibile, autonomo e unico vero luogo della Parola – Bema. (Cfr punto 20 del doc. A e con il punto 9 del doc. B)

3. Nell’area presbiterale viene collocata la Venerata Icona della Madonna di S. Luca, patrona principale della Città e Diocesi, appositamente trasferita dal Santuario. (Cfr numero 10 del doc. A)

4. La posizione della sede per il papa è laterale rispetto all’altare perchè in posizione centrale potrebbe essere simbolo di “trono” (Cfr punto 10 del doc. B) e perché viene così reso visibile a tutti (Cfr nota 21 del doc. A). Un ulteriore motivo pratico che giustifica tale scelta è che la posizione centrale avrebbe comportato la traslazione in avanti dell’altare che risulterebbe essere al di fuori della zona coperta.

5. Al momento è prevista una processione introitale dalla sagrestia in cui il papa si veste fino all’altare (vedi tavola 8.6). (Cfr nota 24 del doc. A)

6. È prevista la processione con la Bibbia dall’area presbiterale all’ambone con i candelabri. (Cfr punto 25 del doc. A)

7. Il Clero diocesano che concelebra è disposto simbolicamente attorno al papa, sia lateralmente in appositi spazi, sia ai lati del collegamento tra altare ed ambone.

8. La posizione del Coro è laterale rispetto all’area per la celebrazione, ma ben visibile da tutta l’assemblea e con essa inserita ed in collegamento per un’ottimale animazione. (Cfr punto 29 del doc. A; cfr punto 15 del doc. B)

CITAZIONI

A) “Guida per le grandi celebrazioni” della Congregatio De Cultu Divino et disciplina Sacramentorum del 13 giugno 2014.

3. Il Concilio Vaticano II ha posto una particolare enfasi sulla partecipazione attiva, piena e fruttuosa dell’intero Popolo di Dio alla liturgia[4]. Come è naturale, anche nelle grandi celebrazioni va considerata la qualità della partecipazione, a partire dalla maggior consapevolezza del mistero celebrato e del suo rapporto con l’esistenza quotidiana

4. Le grandi celebrazioni portano maggior frutto spirituale e apostolico se si presentano come il coronamento di una programmazione scandita da incontri propedeutici di carattere spirituale e catechetico. A questo scopo è di grande efficacia sia la preparazione fatta con largo anticipo, ad esempio a livello parrocchiale, che quella degli ultimi giorni. Risulta poi decisiva l’immediata preparazione alla celebrazione, che può includere le prove dei canti, l’ascolto di testi appropriati, momenti di silenzio e di preghiera, tra cui invocazioni litaniche, il Rosario o altri pii esercizi.

5. La prima esigenza per una buona celebrazione è che i ministri ordinati come i fedeli vi entrino superando la tentazione dell’anonimato e della dispersione, occasionati con maggior facilità dai grandi raduni. La presenza di numerosi fedeli è un dono di Dio, giustamente da valorizzare. Non può tuttavia ridursi a una manifestazione di massa, impostata su segni puramente esteriori: la liturgia ha a cuore il coinvolgimento dell’intero popolo di Dio insieme al raccoglimento spirituale e ha bisogno di atteggiamenti dello spirito e del corpo consoni con la dignità dei misteri celebrati. Infatti, “ogni celebrazione sacramentale è un incontro dei figli di Dio con il loro Padre, in Cristo e nello Spirito Santo, e tale incontro si esprime come un dialogo, attraverso azioni e parole”[7]. Se la celebrazione si svolge in una vasta area è di aiuto l’uso di maxischermi per favorire, anche ai più lontani, la visione di quanto avviene. Le persone incaricate delle riprese video siano bene informate sullo svolgimento della celebrazione, in modo che, nei vari momenti, l’attenzione sia rivolta alle azioni liturgiche e alle persone che le compiono, come ai luoghi interessati, ossia l’ambone per la liturgia della Parola e l’altare per la liturgia eucaristica. Si eviti di distrarre lo sguardo dei fedeli dalla celebrazione in atto, mostrando immagini incongrue di persone presenti o di realtà estranee alla celebrazione.

10. Affinché i segni risplendano per nobile semplicità,[18] dev’essere curata la disposizione dello spazio e la decorazione dei luoghi. La semplicità non deve degenerare nell’impoverimento dei segni.[19] Per non disperdere lo sguardo dei fedeli ma indirizzarlo verso i misteri della fede che, celebrati nel tempo, ci fanno pregustare la liturgia eterna, risultano assai utili le sante immagini, tra cui specialmente la raffigurazione del Pantocrator o del Signore nella gloria. Si valorizzeranno anche le immagini sacre venerate in quel luogo, care alla pietà popolare. [20] Si curi la bellezza dei paramenti e degli arredi, affinché alimentino lo stupore per il mistero di Dio.[21] Nel caso in cui le vesti e i vasi sacri vengano fabbricati appositamente per l’occasione, si tengano presenti, quanto a materia e forma, le indicazioni generali.[22]

18. Per l’importanza che riveste, essendo il luogo del sacrificio e la mensa del Signore, l’altare, con la sua croce,[35] sia collocato “in modo da costituire realmente il centro verso il quale spontaneamente converga l’attenzione dei fedeli”.[36] Così, viene garantito l’orientamento dell’assemblea, che nelle grandi celebrazioni può facilmente smarrirsi. Saranno pertanto ben ponderate le dimensioni dell’altare, la sua elevazione e la qualità dell’illuminazione. È utile che, a sottolinearlo anche visivamente da lontano, vi sia una copertura o un ciborio, adatta pure a proteggere dalla pioggia o dal sole; le sue dimensioni non ne ostacolino tuttavia la vista e le riprese televisive. L’altare deve essere unico. Perciò, è assolutamente da evitare la moltiplicazione di altari o mense attorno a cui raggruppare dei concelebranti. Così come il prolungamento esagerato della mensa nello spazio, per disporvi attorno i numerosi concelebranti impedendo la visione dell’altare ai fedeli.

19. Nel caso delle grande celebrazioni, spesso è necessario ‘creare’ il presbiterio che deve essere pensato e allestito come previsto dalle norme.[37] E’ importante tener conto delle proporzioni tra il presbiterio e gli altri spazi occupati dalla schola e dai fedeli, poiché la sistemazione dell’insieme deve riflettere che “il popolo di Dio, che si raduna per la Messa, ha una struttura organica e gerarchica”.[38] Nel presbiterio siano collocate le sedi per i sacerdoti concelebranti.[39] Se la celebrazione si svolge all’aperto, ad esempio in un sagrato o in una piazza, si delimiti un’area in cui possano trovare comodamente posto i sacerdoti, per renderne visibile l’unità. Qui si prevedano, se è possibile, anche i posti per i sacerdoti che non concelebrano, presenti con l’abito corale.[40] Non è conveniente che partecipino alla Messa, quanto all’aspetto esterno, alla maniera di fedeli laici.[41]

20. Collegato con il presbiterio, in rapporto visivo e decorativo con l’altare e la sede, l’ambone è il luogo in cui, attraverso le sacre Scritture, risuona la Parola che Dio rivolge all’assemblea raccolta, per guidarla alla Comunione eucaristica. Pertanto, specialmente in queste grandi celebrazioni, l’ambone sia sopraelevato e ben visibile, proporzionato alla vastità dello spazio, di dimensioni sufficientemente ampie per potervi svolgere solennemente la proclamazione del Vangelo. Sia disposto in modo che ad esso, durante la liturgia della Parola, l’assemblea rivolga spontaneamente l’attenzione, e che i ministri ordinati e i lettori possano essere comodamente visti ed ascoltati da tutti. [42] È indispensabile che monizioni, commenti, avvisi, guida del canto, avvengano da un altro punto diverso dall’ambone, visibile ma discreto, non invasivo del presbiterio.[43] 21. Luogo in cui chi presiede svolge importanti funzioni lungo la celebrazione, la sede ha un posto definito nel presbiterio. Ben visibile ai fedeli, in qualche relazione con i concelebranti, per forma e decorazione, sia legata con l’altare e l’ambone. Vicino alla sede, per il servizio di chi presiede, si dispongano i seggi dei diaconi. In modo più discreto, vi siano posti per gli altri ministri.[44] 24. Poiché nelle grandi celebrazioni l’ingresso dei concelebranti richiede tempo, la maggioranza di essi prenda ordinatamente e discretamente posto prima dell’ora d’inizio della celebrazione. La processione d’ingresso sia sempre aperta dal turiferario, i ministri con la croce e i ceri accesi, il diacono con l’Evangeliario.[48] L’incensazione dell’altare e della croce, all’inizio della celebrazione[49] non deve essere trascurata, perché, insieme al canto, aiuta, in queste grandi celebrazioni, a suscitare un ambiente di preghiera comune. In spazi aperti, occorre curare maggiormente la verità dei segni. Dopo il saluto liturgico, il Vescovo del luogo o il suo delegato, può rivolgere brevi parole di accoglienza, a cui segue l’atto penitenziale. I riti iniziali non sono il momento per i discorsi delle Autorità civili, che possono aver luogo prima o dopo la celebrazione.

25. Poiché “la Liturgia della Parola deve essere celebrata in modo da favorire la meditazione”[50], le letture siano proclamate senza fretta affinché tutti possano ascoltare e comprendere la Parola del Signore. Si tenga presente che, in vaste assemblee, il suono tarda ad arrivare ai posti più lontani. Assai efficaci sono brevi momenti di silenzio, poiché permettono di meditare quanto ascoltato.[51] I lettori pertanto siano scelti con molta cura. La processione con l’Evangeliario si svolga con grande solennità,[52] manifestando così la particolare riverenza riservata al Vangelo[53] e che il suo ascolto costituisce il culmine della liturgia della Parola.[54] Conviene valorizzare con il canto la proclamazione del Vangelo.[55] Le grandi celebrazioni sono un caso in cui la sede sembra essere il luogo più adatto per tenere l’omelia.[56] Al termine di essa, è utile osservare un momento di silenzio.[57] 29. È importante prevedere bene la Comunione dei concelebranti, che richiede un’accurata preparazione ed attenzione. “Si svolga secondo le norme prescritte nei libri liturgici, facendo sempre uso di ostie consacrate durante la stessa Messa, e ricevendo tutti i concelebranti la Comunione sotto le due specie”.[65] I concelebranti si comunichino prima di recarsi a distribuire la Comunione ai fedeli. Se il grande numero di concelebranti impedisce loro di potersi comunicare all’altare, si rechino in luoghi appositamente predisposti per far la Comunione con calma e pietà. In una chiesa ampia, tali luoghi possono essere delle cappelle laterali, mentre in spazi all’aperto si allestiscano luoghi visibili e riconoscibili facilmente dai  oncelebranti. In questi luoghi, su un ampio tavolo, si dispongano sopra uno o più corporali il calice o i calici insieme alle patene con le ostie. Se ciò fosse troppo difficile, i concelebranti restino al loro posto e comunichino al Corpo e al Sangue del Signore presentati loro da diaconi o da alcuni concelebranti. Si deve fare la massima attenzione per evitare che delle ostie o delle gocce del Sangue del Signore cadano a terra. Terminata la distribuzione della Comunione ai concelebranti, si avrà cura di consumare subito e totalmente il vino consacrato rimasto, e di portare le ostie consacrate rimanenti ai luoghi destinati alla conservazione e custodia dell’Eucaristia.[66]

B) “La Progettazione di Nuove Chiese” della Conferenza Episcopale Italiana – CEI del 18 febbraio 1993.

9. L’ambone

È il luogo proprio della parola di Dio. La sua forma sia correlata all’altare, senza tuttavia interferire con la priorità di esso; la sua ubicazione sia pensata in prossimità all’assemblea (anche non all’interno del presbiterio, come testimonia la tradizione liturgica) e renda possibile la processione con l’Evangeliario e la proclamazione pasquale della Parola. Sia conveniente per dignità e funzionalità, disposto in modo tale che i ministri che lo usano possano essere visti e ascoltati dall’assemblea.

Un leggio qualunque non basta: ciò che si richiede è una nobile ed elevata tribuna possibilmente fissa, che costituisca una presenza eloquente, capace di far riecheggiare la Parola anche quando non c’è nessuno che la sta proclamando.

Accanto all’ambone può essere collocato il grande candelabro per il cero pasquale.

10. La sede del presidente

La sede esprime la distinzione del ministero di colui che guida e presiede la celebrazione nella persona di Cristo, capo e pastore della sua chiesa. Per collocazione sia ben visibile a tutti, in modo da consentire la guida della preghiera, il dialogo e l’animazione. Essa deve designare il presidente non solo come capo, ma anche come parte integrante dell’assemblea: per questo dovrà essere in diretta comunicazione con l’assemblea dei fedeli, pur restando abitualmente collocata in presbiterio.

Si ricordi però che non è la cattedra del vescovo, e che comunque non è un trono. La sede è unica e può essere dotata di un apposito leggio a servizio di chi presiede.

Si preveda inoltre la disponibilità di altri posti destinati ai concelebranti, al diacono e agli altri ministri e ai ministranti.

Non si trascuri di progettare un luogo accessibile e discreto per la credenza.

15. Il posto del coro e dell’organo

Il coro fa parte dell’assemblea e deve essere collocato nell’aula dei fedeli; deve comunque trovarsi in posizione e con arredo tali da permettere ai suoi membri l’adempimento del compito proprio, la partecipazione alle azioni liturgiche e la guida del canto dell’assemblea.

Per ragioni foniche e funzionali, la collocazione dell’organo a canne sia studiata e progettata attentamente fin dall’inizio, tenendo conto del suo naturale collegamento con il coro e con l’assemblea.

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