di Luigi Leoni e Chiara Rovati

Domenica 11 febbraio 2018 nella Cattedrale di Santa Maria Assunta e Santa Giustina di Piacenza è stata presentata la nuova sistemazione del presbiterio, elaborata da Studio Ricerca Arte Sacra (architetti Luigi Leoni e Chiara Rovati). L’occasione è stata la celebrazione eucaristica nel decimo anniversario dell’ordinazione episcopale e dell’ingresso nella diocesi piacentina del vescovo, Mons. Gianni Ambrosio.

Cattedrale di Piacenza (dal sito Beweb)

L’altare, centro dell’antico edificio denso di storia e di testimonianze artistiche, è stato collocato in posizione sovrastante e ben visibile. Non è in pietra, per problemi statici ( si sarebbe creato un carico eccessivo sulla cripta sottostante), ma in bronzo, ed è composto in uno stile essenziale, con una patina dorata per legarsi ai colori del vicino polittico del XV secolo. Il bronzo è un materiale nobile e ha una durata millenaria. Ha forma di parallelepipedo, di 93 cm di altezza, due metri e mezzo di larghezza e una profondità di 120 cm.

Il nuovo altare.

Le dimensioni sono state studiate in rapporto agli altri elementi artistici presenti. La forma dell’altare ha movenze morbide per donare leggerezza e dolcezza, come una sorta di manto che richiama l’ala dello Spirito che ci avvolge e ci conduce alla mensa eucaristica. Sul fronte è stato collocato il simbolo epigrafico, tipico delle catacombe, del nome di Cristo, circondato da una raggiera di luce. L’altare è simbolo di Cristo. Tutto nella Chiesa è pensato in funzione di tale elemento fondamentale per ogni azione liturgica ma certamente, anche in assenza di momenti liturgici, l’altare appare come il cuore del tempio e deve irradiare fulgore. Esprime la potenza dello Spirito che viene invocato perché si compia il prodigio della transustanziazione con il pane e il vino che si trasformano in corpo e in sangue di Cristo.

La nuova cattedra.

La cattedra è stata collocata sull’asse centrale nello spazio tra altare e polittico, rialzata da due gradini; a lato sono stati collocati due seggi. Nella cattedra, sullo schienale, è raffigurato in bassorilievo il Buon Pastore, che porta sulle sue spalle la pecorella smarrita, simbolo del ministero pastorale del vescovo. Il Buon Pastore è rappresentato con il vigore e la forza di Colui che ha misericordia per l’uomo portando sulle spalle il peso di ogni nostra colpa. A lato dell’altare svetta la croce astile pensata per contemplare la gloria di Cristo.

Gesù sulla croce porta i segni della passione con i fori nelle mani e nei piedi e la ferita sul costato, ma appare staccato dalla croce contornato dall’abbraccio dello Spirito Santo. Nel volto sereno e negli atteggiamenti pacati del corpo è già annunciata la Resurrezione. Gesù vive, nell’obbedienza al Padre, la pace e la gioia profonda del compimento della sua opera di salvezza.

Luigi Leoni, il Vescovo Mons. Gianni Ambrosio, Chiara Rovati.

DALLA RELAZIONE DI PROGETTO:

Numerosi studi sono stati compiuti nei decenni scorsi per l’adeguamento liturgico del presbiterio della Cattedrale di Piacenza.

Alcune proposte hanno interessato lo spazio antistante i gradini di salita alla quota del presbiterio storico, cercando di coinvolgere gli spazi del transetto per favorire la partecipazione attiva dei fedeli alle celebrazioni eucaristiche secondo il Concilio Vaticano II. Molti aspetti meramente funzionali potevano trovare soluzione, non così per ciò che riguarda l’armonizzazione con la concezione architettonica originaria.

Occorre riconoscere che le Cattedrali, soprattutto in presenza di cripte sottostanti il presbiterio – come è in numerose esempi storici che risalgono all’epoca medioevale – mostrano quanto è complesso prospettare soluzioni che appaghino le molteplici componenti da soddisfare nella rivisitazione di uno spazio ricco di interventi che si sono succeduti nei secoli.

La navata nella prospettiva del presbiterio, prima dell’intervento attuale. (Dal sito Beweb)

Varcata la soglia della cattedrale, la grande spazialità della navata centrale con il suo slancio ascensionale porta ad alzare lo sguardo verso l’area al di sopra della gradinata. L’occhio, condotto dalla sequenza dei gradini, corre naturalmente alla quota ove sorgeva l’altare provvisorio al di sopra del quale si innalza il polittico dorato. E’ a questo piano che si è inteso proporre la collocazione dell’altare, posato con semplicità sulla pavimentazione attuale, senza altre mediazioni eccettuato un lieve avanzamento.

A 50 anni dal Concilio Vaticano II, volendo dare una soluzione definitiva, non si hanno dubbi che quella sia stata la posizione da privilegiare, considerando che il diaframma della balaustra è stato rimosso. Il posizionamento eminente garantisce una visibilità degna anche dai punti più lontani della navata maggiore.

Con fervore ci siamo applicati per ricevere ispirazioni che si concretizzassero in idee da sviluppare in disegni e bozzetti, tralasciando nella fase iniziale le interazioni da definire successivamente con tutto lo spazio presbiterale.

Come materiale da impiegare abbiamo ipotizzato in prima istanza la pietra di colorazione rosata, osservando i materiali usati nel Duomo. Il suo candore assicura luminosità necessaria alla visibilità anche a notevole distanza. E’ stato necessario però valutare il carico insistente sulla pavimentazione, data la presenza della cripta sottostante.

Ci siamo dunque successivamente orientati, non solo per ovvi problemi statici, verso altri materiali; in particolare, anche per esperienze acquisite in passato, abbiamo considerato che il bronzo fosse il materiale più idoneo. La scultura, ottenuta in fusione a cera persa, è indubbiamente di grande pregio ed ha una valenza artistica riconosciuta di grande nobiltà. Abbiamo voluto che apparisse lucente con una lega opportuna e patine protettive che conservino nel tempo lucentezza, per armonizzarsi con il polittico di fondo.

Per ciò che concerne la figuratività abbiamo concepito una forma pura, semplice, con movenze morbide atte a donare leggerezza e dolcezza.

Sul fronte, come gemma preziosa, appare il simbolo epigrafico del nome di Cristo, come nelle catacombe, circondato da una raggiera di luce.

Luigi Leoni e Chiara Rovati con la loro opera.

Lo splendore e la lucentezza del colore manifesta la gloria del Figlio Unigenito che si è offerto per amore al Padre per donare a noi la vita, raggi di luce alla nostra esistenza.

La Cattedra del Vescovo, in consonanza con l’altare, è risolta anch’essa in bronzo, come i due seggi posti lateralmente ad essa. Non è configurata come un trono ma vuol esprimere forza ed eleganza nella composizione di elementi rigorosamente essenziali ed allo stesso tempo morbidi.

Il Buon Pastore vi è rappresentato col vigore e la forza di Colui che ha misericordia per l’uomo portando sulle spalle il peso di ogni nostra colpa.

A lato dell’altare svetta la croce astile pensata per contemplare la gloria di Cristo.

Si è lontani dalla rappresentazione dello strazio della sofferenza e del dolore umano provato sulla croce, lontani dall’indulgere ai segni che indicano la passione accolta e vissuta: le spine conficcate nel capo ed il sangue versato che scorre sul corpo per bagnare la terra riarsa del genere umano.

È la glorificazione da parte del Padre del Figlio Amato, una glorificazione che va al di là dell’agonia del condannato per mostrare la serenità e l’amore imperturbabile che avvolge sentimenti, mente e cuore di Gesù.

In un irraggiungibile sguardo di amore gli occhi sono aperti alla luce, la posizione è composta e morbida, le braccia e le mani aperte ad abbracciare l’umanità intera.

Il suo viso radioso guardandoti, ti accoglie e ti attira a sé: è colui che ci dona la vita: ci apre alla speranza certa di un mondo nuovo nel quale la morte è vinta e ove si canta l’Alleluja della Resurrezione.

Il linguaggio diviene limpido e scarno, immediato e scevro da ricerche altisonanti.

La bellezza cantata non si esprime nella perfezione estetica delle forme esterne, ma è dettata dal mistero vissuto interiormente che parla nel segreto dell’anima.

LUIGI LEONI

CHIARA ROVATI

Pavia, 24 dicembre 2017

http://www.studioricercaartesacra.it/studio.html

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