In lucem veniet”, verrà alla luce, proferisce la Sibilla Cumana, rappresentata in una delle tarsie del Pavimento del Duomo di Siena. La raffigurazione della Sibilla, assegnata a Giovanni di Stefano, utilizza il testo della profezia sibillina in cui il Figlio di Dio appare come il Redentore che, dopo aver sconfitto la morte, porta la salvezza al genere umano tornando alla luce della Resurrezione. Il recupero nel suo pieno splendore del pavimento del Duomo senese evidenzia la rilevanza delle pavimentazioni, spesso trascurate, delle chiese storiche (delle chiese in generale), anche, forse soprattutto, per via delle batterie di panche che usualmente le ricoprono, occultandole.

Il 27 giugno, in occasione della settima edizione di “Lux in nocte”, si è svolta la serata inaugurale per la scopertura del Pavimento introdotta da “un’opera luminosa” curata da Marco Nereo Rotelli che, con la sua cifra stilistica capace di rendere visibile la parola come figura, ha ideato un percorso visivo dove arte, musica scrittura interagiscono dando voce alla facciata. Rotelli ha stabilito una interrelazione tra l’arte e le diverse discipline del sapere, anche grazie a una lavagna luminosa interattiva.

D’altra parte nel Duomo di Siena le parole si compongono come un mosaico, sia nella facciata, sia nel prospetto. Nella facciata le statue, raffiguranti Sibille, Profeti, simboli degli Evangelisti, concepite in origine da Giovanni Pisano dialogano fra loro per annunciare la venuta del Cristo grazie a una vergine ebrea. L’installazione luminosa proposta vuole rendere la facciata e l’interno della cattedrale attraverso un percorso luminoso inedito. Con la luce è possibile offrire una motivazione nuova al visitatore.

Si viene a guardare il pavimento del Duomo da tutto il mondo avendo cognizione di essere di fronte a qualcosa di unico. Le parole della Sibilla hanno sensi estesi e mettono in reale relazione l’interno con l’esterno. La meraviglia del Duomo di Siena si è animata come una metafora viva, una pagina magica di poesia che induce alla bellezza.

Durante la serata “l’opera di luce” è stata accompagnata dalle musiche di Gianluca Littera, uno tra i pochissimi solisti al mondo a proporsi con l’armonica cromatica, sia in ambito classico, sia in ambito jazz, e dalle parole dei profeti, filosofi e sibille che hanno preso voce e “parlato” agli spettatori. Il fiato, l’origine della parola che giunge dalla profondità dell’essere, e la luce, l’origine della visione, sono i fondamenti di un’opera capace di creare nello spettatore quello stato che costituisce la matrice dello stupore.

Viste con occhi nuovi e con mente aperta, le porte del Duomo si sono spalancate a fine installazione accompagnate da un canto gregoriano, la quintessenza della musicalità del verbo. Dall’emozione della luce della facciata si è passati alla luce dell’emozione donata all’interno del Duomo: lo splendore del pavimento musivo acceso seguendo quasi una drammaturgia. Le sibille sono apparse una alla volta: quasi un’entrata in scena o più precisamente un’entrata nel cuore di Siena.

Il pavimento del Duomo di Siena e il nuovo impianto illuminotecnico che lo valorizza, anche grazie all’assenza delle panche.

 

A partire dal 27 di giugno fino al 31 luglio e dal 18 agosto al 28 ottobre, il pavimento resta dunque scoperto per la visita al pubblico, ma con una nuova modalità di lettura che illumina le tarsie del tappeto marmoreo con inediti effetti cromatici. Il pavimento splende così di nuova luce grazie a un progetto di Opera Civita che, insieme all’Opera della Metropolitana, nel tempo, ha contribuito alla valorizzazione del Pavimento: la “meraviglia” della città di Siena, come avevano intuito gli artisti e i viaggiatori anglosassoni. Nella stampa della fine del XIX secolo il noto tappeto marmoreo è definito infatti The Wonder of Siena, ciò che ne attesta la fama e l’apprezzamento da parte degli “stranieri” nella visione della “fermentata policromia” (Henry James).

Non è tuttavia un’impressione soltanto estetica a rendere il Pavimento un unicum, ma anche i motivi filosofici e spirituali che sottendono alle immagini rappresentate. Il pavimento non è soltanto “una piccola epitome della storia dell’arte senese”, ma “una ininterrotta catena i cui anelli legano insieme, nonostante lunghi intervalli, più di cinque secoli di artefici senesi; ed è una gioia sconfinata per l’uomo intelligente e di pensiero” (Hobart Cust).

Il “percorso del sapiente”, che si diparte da Ermete Trismegisto, il fondatore della sapienza umana, si snoderà attraverso le tarsie raffiguranti i filosofi e le Sibille fino agli episodi biblici sotto la cupola in un gioco di luci e di ombre che mettono in evidenza figure e iscrizioni, segni e parole, immagini e testi poetici, “in lucem veniet”.

La sapienza degli antichi così è ora resa ancora più luminosa e, procedendo tarsia dopo tarsia, siamo accompagnati dalle parole del profeta Isaia a proposito dello “splendore di Gerusalemme”: “cammineranno i popoli alla tua luce”.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here