San Biagio in Rossate è una chiesina che sorge in aperta campagna, tra campi coltivanti della pianura padana, nel territorio di Comazzo (Lodi).
Restaurata a partire dai primi anni del nuovo millennio s’è scoperto che il suo volume di rara eleganza, un tiburio ottagonale che sorge da un volume cubico, è da attribuirsi a Donato Bramante.
Alcuni studiosi, sulla base di tale scoperta, hanno deciso di raccogliere tutto il materiale disponibile sulla presenza del bramante a Milano e l’architetto Francesco Paolo Chieca, che di Bramante è appassionato indagatore, ha dato vita, insieme con suo figlio Raffaele, all’Associazione di studi bramanteschi.
L’indagine su San Biagio in Rossate ha rivelato che probabilmente questa costruzione di dimensioni relativamente piccole è servita quale modello di studio per l’imponente tiburio di Santa Maria delle Grazie, insieme con la chiesa di San Satiro la maggiore e più completa delle opere bramantesche a Milano.
La presenza di Bramante a Milano, dal 1477 al 1499, è della massima rilevanza, perché Bramante è probabilmente il più importante tra gli autori che hanno introdotto il progettare secondo modalità rinascimentali nel capoluogo lombardo.
Come spiega l’arch. Chieca, Donato Bramante fu attivo in molti cantieri contemporaneamente, pertanto non solo compì opere proprie, ma influenzò un più vasto ambito di architettura: si parla infatti di “cerchia del Bramante”.
L’Associazione bramantesca ha raccolto il materiale esistente e sta indagando nel territorio: sinora ha individuato oltre 40 siti nei quali si riconosce la mano del maestro di Fermignano: alcuni noti, altri nei quali l’opera bramantesca non è adeguatamente valorizzata, altri sconosciuti e in corso di studio, altri distrutti di cui restano solo tracce documentali.
Presentiamo alcune di queste opere, le cui immagini ci sono state cortesemente fornite dall’architetto Raffaele Chieca.