di Sandro Pittini

Sul monte Nebo, al confine tra Giordania e Israele, si trovano le rovine di un’antica basilica realizzata a partire dal V secolo e dedicata a Mosè Profeta. Dal 1933 la Custodia di Terra Santa promuove un’operazione di recupero e valorizzazione del sito archeologico il quale, nel corso degli ultimi decenni, è diventato il principale luogo nel Medio Oriente di incontro, nella pace, delle tre religioni monoteiste: ebrea, cristiana e mussulmana.

La basilica sul Monte Nebo.

Padre Michele Piccirillo responsabile del sito dal 1973 al 2008 ha voluto realizzare una grande copertura sopra i resti murari dell’antica Basilica con l’obiettivo di soddisfare due esigenze: proteggere e valorizzare i resti archeologici, in particolare i pregevolissimi pavimenti in mosaico del V secolo a cui si sono sovrapposti quelli del VII secolo, definire un luogo di preghiera, di memoria e di incontro lungo la strada che da Amman va verso la valle del Giordano e Gerusalemme.

La basilica e i segni dell’antica strada tra Amman e Gerusalemme.

I volumi esterni alludono alla figura dell’antica Basilica riproponendo quel speciale rapporto tra architettura e paesaggio.

La nuova muratura sopra i resti archeologici.

Sopra le antiche murature costituite da conci di pietra calcarea locale, è stata realizzata una nuova parete ventilata dotata di una struttura portante in acciaio e un rivestimento esterno in pietra di Betlemme lavorata secondo due finiture: fiammata nella maggior parte del nuovo volume, bocciardata nella zona del nartece. La nuova copertura ventilata è stata realizzata, parte in legno lamellare e parte in acciaio con sovrastante manto di finitura in lamiera di zinco e titanio.

Gli antichi pavimenti e la nuova copertura.

La facciata principale rivolta a ovest, si apre verso i resti di un quadriportico ed è scandita da due registri. Quello inferiore è dotato di tre aperture: due accessi laterali che consentono, attraverso due nuove passerelle in acciaio, l’ingresso e l’uscita alla Basilica. L’apertura centrale è un grande cannocchiale visivo che collega l’esterno con lo spazio interno dell’aula per chiudersi, dalla parte opposta, con la cella Tricora e il Sintrono. Nelle giornate terse, dall’interno, si può osservare, inquadrato dal portale centrale, il paesaggio del mar Morto fino a scorgere la città santa di Gerusalemme. È un potente mezzo evocativo che rimanda immediatamente alla memoria il noto racconto descritto nel Deuteronomio:

Poi Mosè salì dalle steppe di Moab sul monte Nebo, cima del Pisga, che è di fronte a Gerico. Il Signore gli mostrò tutto il paese: Gàlaad fino a Dan, tutto Nèftali, il paese di Efraim e di Manàsse, tutto il paese di Giuda fino al Mar Mediterraneo e il Negheb, il distretto della valle di Gerico, città delle palme, fino a Zoar. Il Signore gli disse: «Questo è il paese per il quale io ho giurato ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe: Io lo darò alla tua discendenza. Te l’ho fatto vedere con i tuoi occhi, ma tu non vi entrerai!».

Mosè, servo del Signore, morì in quel luogo, nel paese di Moab, secondo l’ordine del Signore. Fu sepolto nella valle, nel paese di Moab, di fronte a Bet-Peor; nessuno fino ad oggi ha saputo dove sia la sua tomba.” (Deuteronomio 34:1-12)

Lo spazio interno, caratterizzato dalle superfici delle nuove pareti completamente rivestite in tavole di larice sbiancato e spazzolato, mostra il suo doppio ruolo di spazio museografico e spazio sacro.

Le sistemazioni museali.

Un nuovo sistema di passerelle metalliche accuratamente studiate, consente di osservare in modo efficace i preziosi e antichi mosaici ricollocati nelle loro posizioni originali. I pannelli dei mosaici cronologicamente più recenti sono stati ricollocati lungo le pareti verticali.

Sopra i resti delle colonne esistenti, ricomposte per anastilosi, sono stati ricollocati gli antichi capitelli in pietra tenendoli leggermente staccati. Nella parte centrale dell’aula è stato realizzato un nuovo pavimento sopraelevato in pietra calcarea di Madaba. Da questo nuovo tappeto lapideo si possono vedere, inquadrate e valorizzate da teche vitree, alcune antiche tombe tra cui il cenotafio di Mosè profeta, scoperto durante le fasi di cantiere.

Della precedente copertura temporanea realizzata negli anni ottanta del novecento, sono state recuperate e ricollocate alcune vetrate policrome dell’abside e il rosone della facciata. Infine è stato realizzato un nuovo ambiente nel settore sud est della Basilica ad uso di sacrestia direttamente collegato con l’esterno tramite una nuova scaletta in acciaio.

Il rosone recuperato comunica il senso di sacralità dell’ambiente.

Il nuovo edificio, con le sistemazioni esterne, è stato inaugurato nell’ottobre del 2016.

Sandro Pittini

SCHEDA TECNICA

L’intervento nasce da una precisa volontà di padre Michele Piccirillo (1944 – 2008), direttore della missione archeologica dello Studium Biblicum Franciscanum presso il Monte Nebo dal 1974 al 2008

PRIMA FASE 2006 – 2011

Responsabile: padre Michele Piccirillo

progettazione: arch. Roberto Sabelli, prof. geol. Piergiorgio Malesani, ing. Riccardo Papi

SECONDA FASE 2012 – 2014

Responsabili: padre Ibrahim Faltas, Economo della Custodia, padre Eugenio Alliata, direttore del Museo archeologico di Gerusalemme

Coordinamento e strutture: ing. Roberto Scotta della Treerre ingegneria srl, collaboratore ing. Andrea Perin

Architettura e museografia: arch. Sandro Pittini, collaboratore Andrea Bozzo e arch. Luisa Boschi

Impianti elettrici e meccanici: ing. Renato Zanatta della ACT Progetti srl, collaboratore Ivano Bressan

supervisione tecnica da parte della Custodia di Terra Santa: arch. Osama Hamdan, ing. Shadi Qumseya, ing. Leonardo Di Marco

Prospezioni e restauri archeologici: padre Eugenio Alliata, dott. Davide Bianchi, supporto tecnico: Franco Sciorilli

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