Riportiamo il testo dell’intervento svolto da Mons. Giancarlo Santi, Presidente del Comitato Scientifico di Koinè Ricerca, lunedì 13 marzo 2017 alla Fiera di Vicenza, nell’ambito della Giornata di studio di Koinè Ricerca organizzata in collaborazione con l’Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto e con l’Ufficio Nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport della CEI.

Valorizzare i beni culturali della Chiesa in Italia. Premesse, contesto europeo, aspetti generali

Mons. Giancarlo Santi

Nel mio intervento mi limito a introdurre il tema della valorizzazione dei beni culturali ecclesiastici italiani. In particolare, dopo due premesse, toccherò due punti. Primo: che cosa avviene in alcuni Paesi d’Europa1 come Spagna, Francia, Germania. Secondo: la situazione in Italia per ciò che riguarda i documenti ecclesiastici di base e gli orientamenti dei vescovi italiani. Quindi passerò in rassegna le principali tipologie di iniziative volte alla valorizzazione per concludere con alcuni suggerimenti.

Due premesse

Che cosa intendiamo con “valorizzazione”. Con l’espressione “valorizzazione” (cito quasi alla lettera l’art. 6 del c.d. Codice Urbani) si intendono comunemente quelle iniziative che hanno un duplice scopo: promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e assicurare le migliori condizioni di utilizzazione e di fruizione del patrimonio stesso. (In materia di valorizzazione in ambito ecclesiale si veda anche Enchiridion dei beni culturali della Chiesa, op. cit., pp. 56 – 58).

Il rapporto tra tutela e valorizzazione. Conservare i b.c., “tutelarli” è fondamentale, necessario e rimane urgente. Tuttavia la tutela, la conservazione non sono fine a se stesse. Si conserva e si tutela per far conoscere, per utilizzare, per far fruire al meglio i beni stessi.

Sulla priorità assoluta della tutela un insegnamento proviene dai fatti di cronaca degli ultimi mesi. Il recente terremoto nel centro Italia ci ha ricordato che il nostro primo e fondamentale compito nei riguardi del patrimonio culturale è di “conservarlo” e, prima ancora, di “conoscerlo e documentarlo” per poterlo tutelare, per quanto possibile. Solo se si è capaci di conoscerlo e di conservarlo lo si potrà valorizzare, dal momento che si valorizza solo ciò che si è capaci di conservare e ciò che si conosce.

Il caso delle trenta chiese di Venezia a rischio di abbandono, a sua volta, ripropone l’importanza dell’uso/valorizzazione come strumento di tutela/conservazione.

Viceversa, va da sé, ma è sempre il caso di precisarlo, le iniziative di valorizzazione non possono in alcun modo contrastare o entrare in conflitto con la necessità prioritaria di conservare e di tutelare i bc. Questa precisazione apparentemente scontata, in realtà non è sempre tenuta presente almeno in alcuni casi (come, ad esempio, nel caso del turismo di massa nelle chiese che, se non è governato con cura, rischia di mettere a repentaglio le chiese stesse nella loro fisicità oltre che nella loro finalità primaria, quella del culto che, in molti casi risulta marginalizzato).

I. Per apprezzare meglio ciò che avviene in Italia mi sembra utile dare un rapido sguardo a ciò che avviene in alcuni Paesi d’Europa: quali iniziative vengono promosse, chi le promuove.

Spagna2

A livello nazionale, dal 1992 al 1996 la Conferencia Episcopal Española, Secretariado de Patrimonio Cultural ha elaborato insieme con le autorità statali nazionali e con quelle delle varie Comunità autonome (lo Stato spagnolo si articola nel sistema di Autonomie locali chiamate Comunità più o meno corrispondenti alle nostre Regioni) un piano per la valorizzazione dei beni culturali ecclesiastici che è stato finanziato per un terzo dallo stato nazionale, un terzo dalle varie Comunità autonome e un terzo dalle diocesi, per il restauro delle 93 cattedrali esistenti sul territorio spagnolo.

Il piano è stato espletato nel corso di dodici anni e per il 2007 tutte le cattedrali sono state restaurate. La campagna per il restauro ha portato allo studio del patrimonio culturale esistente in tutte queste cattedrali e ha consentito di ottenere in modo sistematico la base conoscitiva per passare a una seconda fase di valorizzazione attraverso piani di gestione che si sono realizzati per tutte le Comunità autonome col consolidato principio di collaborazione Chiesa – Stato – Comunità.

La rivista “Ars Sacra” ha pubblicato i resoconti dettagliati di gran parte dei restauri effettuati.

L’iniziativa più rilevante nell’ambito della valorizzazione del patrimonio è quella che riguarda la Comunità di Castiglia e León dove già dal 1988 era attiva la Fondazione “Las Edades del Hombre” volta alla promozione del patrimonio ecclesiastico. Si ritiene che la Castiglia detenga la metà dei beni culturali ecclesiastici spagnoli.

La fondazione “Las Edades del Hombre” dal 2002 ha sede nel monastero cistercense di Valbuena de Duero, che è stato restaurato con contributi della Comunità Europea.

Le esposizioni durano diversi mesi (l’ultima a Toro è durata 8 mesi), sono a tema e hanno luogo non tutti gli anni, ma con discreta frequenza (sono giunti alla 21 edizione) in luoghi diversi, non solo in Spagna.

Alcuni esempi: nel 1995 l’esposizione si è svolta ad Anversa e ha riguardato ovviamente i rapporti tra Spagna e Paesi Bassi all’epoca in cui questi erano sotto il dominio di quella, ma anche i rapporti tra culture e religioni diverse in Europa. La prima esposizione (1988) è avvenuta in Valladolid (la diocesi dove si trova la sede della Fondazione) e ha riguardato in generale l’arte sacra in Castiglia e León. Nel 2002 si è svolta a New York sul tema “Time of Hope”. Nel 2004 si è svolta ad Ávila e ha riguardato i testimoni della fede. Nel 2014 si è svolta in Aranda del Duero e ha riguardato l’Eucaristia.

Convento de Mosén Rubí, en Ávila. Segunda parada en la visita a la exposición de Las Edades del Hombre 2015, 'Teresa de Jesús, maestra de oración. De I. a D. Juan Dobado, uno de los dos comisarios de la Exposición, y el secretario general de la Fundación Las Edades del Hombre, Gonzalo Jiménez. ÁVILA, 22-03-2015 FOTO: M. MARTÍN.
Convento di Mosén Rubí, ad Ávila: la seconda tappa del percorso di Las Edades del Hombre 2015, dedicato a Teresa de Jesús, maestra di preghiera. Da sinistra, Don Juan Dobado, commissario dell’esposizione e il segretario generale della Fondazione Las Edades del Hombre, Gonzalo Jiménez (foto M. MARTÍN). Sotto, l’ingresso al luogo espositivo.

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Nel sito web della Fondazione si trova l’elenco delle esposizioni sinora svolte. Si ritiene che le 20 edizioni svoltesi sino al 2015 siano state visitate da circa 11 milioni di persone.

Cuéllar, logo di Las Edades del Hombre, 2017
Cuéllar, logo di Las Edades del Hombre, 2017

Le esposizioni raccolgono nel sito espositivo opere provenienti da tutta la Comunità autonoma che afferiscono al tema espositivo e si svolgono entro le cattedrali o entro basiliche rilevanti. Sono accompagnate da pubblicazioni e vario materiale illustrativo e propagandate ampiamente. Hanno una rilevanza turistica notevole e sono organizzate con piglio imprenditoriale. La 21ma edizione, sul tema “Aqva”, si è svolta nella città di Toro (in provincia di Zamora), da aprile a novembre 2016.

Sul sito web della Fondazione è presente tutto quanto è stato pubblicato per propagandarla dall’inizio del 2016: si noti che è stato organizzato un treno ad hoc chiamato appunto “Las Edades del Hombre”. 

Il programma futuro prevede esposizioni a Cuéllar (Segovia) nel 2017, Aguilar de Campo (Palencia, nel 2018), Lerma (nel 2019).

Il monastero di Valbuena (che risale al XII secolo), sede della Fondazione, è esso stesso luogo espositivo e quest’anno da ottobre 2016 vi si svolge una mostra di arte contemporanea. Il monastero ha anche una parte dedicata a hotel.

In tutte le altre Comunità autonome sono sorte iniziative simili a “Las Edades del Hombre”, per quanto non con la continuità di Castiglia e León. A Valencia si è chiamata “La luz de las Imágenes”, nelle Asturie ha preso nome di “Origenes”, in Murcia “Raices” (radici).

Francia3

Come è noto la situazione dei bce in Francia è del tutto particolare, dal momento che la legislazione civile dal 1905 ha praticamente messo nelle mani pubbliche (Stato e Comuni) tutto il patrimonio culturale ecclesiale. In questo contesto, tuttavia, la Chiesa francese è tutt’altro che passiva e promuove molte iniziative. La Chiesa, infatti, si è resa conto che il linguaggio dell’arte e della storia le consente di mettere in luce le radici religiose dell’arte e della cultura in Francia e di comunicare la fede nel contesto pubblico in modo affascinante, dal momento che spesso cerca di valorizzare l’antico mediate il contemporaneo.

A livello diocesano sono attive le associazioni diocesane d’arte sacra. A livello di dipartimento sono attive le commissioni dipartimentali d’arte sacra. A livello nazionale opera il dipartimento arte sacra della Conferenza dei vescovi di Francia che sostiene le iniziative a livello locale e ne mette in circolazione le iniziative.

La nuit des églises a St Julien de Tours, 2012. Celebrazione danzante nella notte.
La nuit des églises a St Julien de Tours, 2012. Celebrazione danzante nella notte.

Tra le iniziative nazionali da segnalare c’è “La notte delle chiese”, una iniziativa a cadenza annuale, avviata nel 2011, promossa dalla Conferenza Episcopale Francese che comporta l’apertura delle chiese durante una o più notti dal 24 giugno al 2 luglio organizzando nel contempo una manifestazione culturale, una visita a lume di candela, un concerto, corali, mostre, installazioni di arte contemporanea, scoperta dei tesori., letture, meditazioni e altro ancora.4

Un cartello che annuncia la Notte delle Chiese.
Un cartello che annuncia la Notte delle Chiese in Francia.

In alcune chiese famose come nel caso de La Madeleine a Parigi, da 7 anni, a Natale la possibilità di creare il presepe viene offerta a un artista contemporaneo. Un obiettivo importante che si propone il dipartimento nazionale è ritessere i legami tra arte contemporanea e chiese. A questo scopo il dipartimento segnala periodicamente artisti disponibili attraverso la sua rivista on line .5

Davvero notevole è l’importanza di Narthex, la rivista “on line” promossa dalla Conferenza dei Vescovi Francesi, che mette regolarmente in circolazione questo e molti altri eventi promossi a livello diocesano e dipartimentale.

Tra le altre iniziative di valore la rivista Narthex ha promosso la pubblicazione di una “guida per valorizzare le chiese”, breve e, soprattutto pratica, articolata in cinque capitoli.

Germania6

La Conferenza Episcopale Tedesca ha pubblicato molti testi che valgono come raccomandazioni:

  • Inventariare e curare i beni artistici ecclesiali. Pronunciamenti e documenti“ 17 settembre 2008 (Strumenti di lavoro 228)

  • Riutilizzare le chiese. Criteri di valutazione ed orientamenti “ 24 settembre 2003 ( 7Strumenti di lavoro 175)

  • Essere Chiesa missionaria. Chiese aperte – Candele ardenti – Parole significative“ 28 aprile 2003 (I vescovi tedeschi 72)

  • Liturgia e immagine, un sussidio orientativo“ – Manuale della Commissione liturigica della Conferenza Episcopale Tedesca ( Strumenti di lavoro 132, del 23 aprile 1996)

Le singole diocesi sostengono questi testi con pubblicazioni proprie, per es.:

  • Documenti della Diocesi di Essen 05/2006: „Che ne è delle nostre chiese?“

  • Spazi liturgici utilizzati per l’ecumenismo. Un sussidio pratico“ della Diocesi di Osnabrück (in collaborazione con le Chiese evangeliche luterane e con le Chiese evangeliche riformate della Bassa Sassonia)

Molte diocesi e città organizzano manifestazioni come „Nacht der Kirchen/La Notte delle Chiese“ o „Night Fever/La febbre della notte“ (per es. Köln/Colonia, Regensburg/Ratisbona, etc.).

Vivi, ama , sorridi: il manifesto della Notte delle Chiese 2016, evento che coinvolge loghi di culto di diverse denominazioni.
Vivi, ama , sorridi: il manifesto della Notte delle Chiese di Amburgo, 2016, evento che coinvolge luoghi di culto di diverse denominazioni.
Notte delle Chiese, ad Amburgo.
Notte delle Chiese, ad Amburgo.

In estate vengono organizzati concerti d’organo in numerose chiese (per es. Köln/Colonia, Passau/Passavia, Regensburg/Ratisbona, Würzburg).

In molte diocesi si trovano chiese usate come spazi espositivi; la più conosciuta è sicuramente la Kunststation S. Pietro di Colonia. Mostre significative vengono allestite in molte Accademie cattoliche, per es. a Köln/Colonia, München/Monaco, Münster, Stuttgart/Stoccarda.

Molto particolari sono le iniziative nell’ambito dei Mercoledì delle ceneri degli artisti, organizzati in almeno 10 / 15 arcidiocesi tedesche (su 27) (per es. Augsburg/Augusta, Berlin/Berlino, Hildesheim, Köln/Colonia, München/Monaco, Regensburg/Ratisbona). Dopo la celebrazione eucaristica delle ceneri ha luogo nella maggior parte dei casi una conferenza seguita da un piccolo rinfresco.

L’Istituto Liturgico di Trier/Treviri ha un ruolo leader in questo ambito grazie alle sue numerose pubblicazioni:8

  • In mezzo all’assemblea. Spazi per le celebrazioni liturgiche “, Trier/Treviri 1999

  • Liturgia e luce“, Trier/Treviri 2006

  • DVD „Il messaggio delle immagini“

  • In internet dall’estate 2016 ogni settimana viene presentata una chiesa del XX secolo nell’ambito dell’iniziativa Via della modernità; l’obiettivo è quello di aumentare la consapevolezza del patrimonio artistico liturgico e di tenere aperte le chiese. Si prevede di presentare circa 200 chiese cattoliche ed evangeliche del XX e XXI secolo.9

  • Ogni anno vengono organizzati convegni sui temi centrali della liturgia; per es. „Liturgia ed estetica“ Accademia estiva 2010, atti del 2014.

Oltre a quanto esposto, si deve fare riferimento a numerose pubblicazioni, in particolare alle più recenti curate da Albert Gerhards, alla collana „Bild-Raum-Feier“ della casa editrice Schnell & Steiner, Regensburg/Ratisbona (dal 2002 quasi 20 volumi 10) e alle molte pubblicazioni sul tema della riutilizzazione delle chiese (alcune nella collana succitata).

Una raccolta di testi ecumenici si trova in:

Passato, presente e futuro …“ Testi relativi alla conservazione e all’uso degli edifici ecclesiali. A cura di Matthias Ludwig e Horst Schwebel. Annuario ecclesiale 2003, Fascicolo 2., Gütersloh 2006

II. La situazione italiana

1. Cosa pensano e si attendono i vescovi italiani

Anche quando si parla di valorizzare i bce, prima ancora di passare in rassegna le iniziative, mi sembra utile partire da un ascolto attento dei principali documenti ecclesiastici riguardanti i beni culturali e i diversi aspetti della loro gestione, compresa la valorizzazione. L’ascolto di questi documenti consente di capire che cosa pensano e che cosa si attendono i vescovi italiani in materia di valorizzazione.

a) Santa Sede

Richiamo in primo luogo l’insegnamento che ci ha lasciato la PCBCC (1989 – 2012) con le sue.

otto lettere circolari che costituiscono il quadro di riferimento anche per i vescovi italiani.

Lettera circolare ai vescovi diocesani “La formazione dei futuri presbiteri all’attenzione verso i beni culturali della Chiesa”, 15 ottobre 1992.

Lettera circolare ai vescovi diocesani “Le biblioteche ecclesiastiche nella missione della Chiesa”, 19 marzo 1994.

Lettera circolare ai superiori e alle superiore generali degli istituti di vita consacrata e delle società di vita apostolica “I beni culturali degli istituti religiosi”, 10 aprile 2004.

Lettera circolare ai presidenti delle conferenze episcopali “L’inventariazione dei beni culturali ecclesiastici”, 2 maggio 1994.

Lettera circolare ai vescovi diocesani “La funzione pastorale degli archivi ecclesiastici”, 2 febbraio 1997.

Lettera circolare ai vescovi diocesani “Necessità e urgenza dell’inventariazione e catalogazione dei beni culturali della Chiesa”. 8 dicembre 1999.

Lettera circolare ai vescovi diocesani “La funzione pastorale dei musei ecclesiastici”, 29 giugno 2001.

Lettera circolare ai superiori maggiori degli istituti di vita consacrata e delle società di vita apostolica “Inventariazione dei beni culturali degli Istituti di vita consacrata e delle Società di vita apostolica: alcuni orientamenti pratici”, 15 settembre 2006.

Le lettere circolari della PCBCC toccano i principali temi dell’impegno della Chiesa nel campo dei beni culturali.

I temi fondamentali sono tre.

In primo luogo la formazione dei futuri presbiteri, coloro che nelle comunità ecclesiali ricoprono un ruolo centrale anche per quanto riguarda i beni culturali.

Segue la conoscenza del patrimonio mediante l’inventariazione.

Il terzo tema fondamentale è costituito dal ruolo chiave delle istituzioni culturali: archivi, biblioteche e musei.

Come risulta evidente le otto lettere sfiorano appena il tema della valorizzazione. Questo non significa che la valorizzazione sia considerata un argomento di minore rilievo ma, se ho capito bene, significa che la valorizzazione va preparata, ha bisogno di basi certe e di riferimenti istituzionali stabili, senza i quali la stessa valorizzazione non risulta possibile o ha fondamenta fragili.

b) Conferenza Episcopale Italiana

Come è noto, la CEI ha approvato tre documenti importanti in tema di beni culturali.

I beni culturali della Chiesa in Italia”, 9 dicembre 1992: un complesso organico di orientamenti che costituisce il riferimento autorevole per le comunità cristiane in Italia. Da segnalare il capitolo VI, nn 33 – 39, dedicato alle diverse forme della valorizzazione.

La Nota pastorale della Commissione episcopale per la liturgia della CEI “La progettazione di nuove chiese”, 18 febbraio 1993.

La Nota pastorale della Commissione episcopale per la liturgia della CEI “L’adeguamento delle chiese secondo la riforma liturgica”, 31 maggio 1996.

E, infine, va segnalato il sussidio dell’UNBC della CEI “Spirito creatore. Proposte e suggerimenti per promuovere la pastorale degli artisti e dell’arte”, 30 novembre 1997.

Come ognuno avrà notato, mentre i documenti della Santa Sede richiamano i fondamenti della valorizzazione i documenti dell’episcopato italiano ne precisano il contesto in modo estensivo – non solo la conservazione, ma anche l’adattamento e la creazione – e, nello stesso tempo, dedicano grande attenzione ai problemi concreti. I documenti della CEI, cioè, invitano a non isolare il tema della valorizzazione ma a collocarlo, in un contesto ampio, come elemento costitutivo ma non isolato da altri.

c) Diocesi e Conferenze Episcopali Regionali

Anche le diocesi italiane singolarmente prese, per quanto è dato sapere, si sono mosse a vari livelli e in forme diverse. Per quanto riguarda gli orientamenti ricordo i sinodi diocesani che, in più di un caso, hanno messo a fuoco il nostro tema.

Le Conferenze Episcopali Regionali, invece, salvo eccezioni (Toscana e Lombardia), sono rimaste silenziose.

2. Entriamo ora nel merito degli orientamenti relativi alla valorizzazione dei vescovi italiani in tema di valorizzazione così come essi sono indicati nel documento “I beni culturali della Chiesa in Italia, Orientamenti”, nn. 33 – 39.

Gli ambiti di possibile valorizzazione sono elencati con precisione anche se in modo non esaustivo, e sono, nell’ordine:

liturgia, catechesi, attività formative (n. 33),

concerti e mostre nelle chiese (n. 34),

uso continuo/riuso delle chiese e del patrimonio edilizio (n, 35),

ricerca scientifica, rapporti con l’università e la scuola (n. 36),

iniziative didattiche e divulgative (n. 37),

mostre (n. 38),

turismo (n. 39).

3. Che cosa sta accedendo in Italia

Come stanno andando le cose in Italia? Mi soffermo in modo sintetico su cinque punti: gli ambiti, le occasioni, i soggetti, il metodo, gli strumenti.

Gli ambiti. Di fatto, se guardiamo alle esperienze note, in Italia gli ambiti della valorizzazione dei bce negli ultimi decenni sono riferibili in prevalenza all’ambito della cultura (prestiti per mostre promosse da soggetti pubblici e privati, concerti) e a quello del turismo. In ambito ecclesiale – mi riferisco alla liturgia, alla catechesi e alla formazione – il patrimonio dei bc sembra ancora debolmente valorizzato, anche se nel campo della catechesi, da alcuni anni va segnalato un crescente interesse.

In sintesi, a partire dai presupposti, cioè dall’impegno per la conoscenza del patrimonio (che si attua mediante l’inventario informatizzato e il censimento delle chiese), si può dire che in Italia siamo ancora ai primi passi.

Le occasioni. In ambito ecclesiale, in Italia, si nota inoltre che quando si tratta di valorizzare i bce i lavori fervono (si fanno progetti, le risorse vengono messe a disposizione) ma ciò avviene soprattutto in occasione di grandi eventi (come i Convegni ecclesiali, i Giubilei, l’anno paolino, l’anno sacerdotale, le Ostensioni della Sindone, importanti restauri, gli eventi tellurici, le nuove opere, alcune pubblicazioni). Si tratta di eventi significativi che provocano iniziative anche di alto livello a cui segue spesso il silenzio. Si rileva cioè un difetto di continuità. Le iniziative di valorizzazione sembrano ancora concepite come modalità per richiamare l’attenzione su e per amplificare alcuni eventi speciali. Non tutti, però. (Importanti “strumenti di lavoro ecclesiale” – scusate l’espressione – come il nuovo catechismo per adulti e il nuovo lezionario della Conferenza Episcopale Italiana, sono stati dotati di un imponente apparato iconografico. Entrambi stanno svolgendo un discreto lavoro di sensibilizzazione). La valorizzazione, però, non dovrebbe avvenire come fatto eccezionale solo nelle occasioni straordinarie ma dovrebbe avvenire in modo regolare, nella vita ordinaria delle nostre comunità soprattutto attraverso la liturgia, la catechesi, le attività formative, la comunicazione.

I soggetti. Gli enti e le istituzioni che promuovono iniziative di valorizzazione di cui si ha notizia sono in primo luogo alcune associazioni (locali, nazionali e internazionali) e alcuni enti ecclesiastici (i musei, le parrocchie e le diocesi). In particolare desidero richiamare l’attenzione sui musei che, tramite l’AMEI, da alcuni anni stano promuovendo le giornate nazionali dei musei ecclesiastici con discreto successo mentre le altre istituzioni culturali come le biblioteche e gli archivi sono più restie a prendere l’iniziativa. Una valutazione articolata andrebbe fatta a proposito dei musei che sia per il numero sia per la dislocazione potrebbero svolgere una funzione strategica (costituiscono una grande potenzialità) a patto di lavorare in rete e di dare corpo alle iniziative dell’AMEI come le citate giornate nazionali. Rilievo solo locale, per ora, hanno anche le iniziative di associazioni laicali di volontariato.

Per quanto riguarda le diocesi è da segnalare la diocesi di Bergamo che ha annunciato di recente un’iniziativa di valorizzazione di tutte le chiese sia con strumenti a stampa sia con strumenti informatici.

A livello regionale conosco solo un’iniziativa promossa dalla Regione ecclesiastica dell’Umbria con la rete dei musei ecclesiastici.

A livello nazionale, accanto ad “Avvenire” e al sito della CEI/Ufficio nazionale beni culturali e nuova edilizia di culto con il portale beweb, sono da segnalare la recente (11 novembre 2015) iniziativa CEI, viedellabellezza e la ancora più recente (12 aprile 2016) app “Cattedrali d’Italia”.

La gestione. Il metodo ancora più largamente adottato è quello di procedere in autogestione, contando quasi solo sulle competenze interne senza ricorrere a quelle esterne e al volontariato di cui si cura la preparazione. Il lavoro in rete rimane una prospettiva aperta ma non ancora attuale.

Gli strumenti di comunicazione

Per valorizzare i bce si usano in prevalenza gli strumenti di comunicazione tradizionali, quelli su carta. Gli enti ecclesiastici – mi riferisco alle parrocchie e alle diocesi – si stanno ancora famigliarizzando con i nuovi strumenti, soprattutto quelli informatici, le cui potenzialità sono enormi. Anche per questo un numero assai elevato di iniziative vengono comunicate solo a livello locale, micro, e perciò stentano assai ad emergere e a farsi notare a livello regionale, nazionale e internazionale.

4. Qualche suggerimento

Mi limito a cinque suggerimenti.

Da dove partire? Suggerisco di partire dai fondamenti. In primo luogo richiamo l’attenzione su uno strumento/sussidio che dovrebbe ritenersi/diventare strategico in vista della valorizzazione dei bc – ma il cui potenziale, a mio parere, è ancora sottostimato. Mi riferisco all’inventario dei beni culturali mobili e al censimento degli edifici di culto che, come è noto, arrivano fino alle opere contemporanee.

(Dare vita, completare e aggiornare inventari e censimenti costituiscono le iniziative che in ogni diocesi meriterebbero la priorità assoluta. Si tratta di progetti e risorse da sostenere con la massima energia da parte di tutti. L’impegno di inventariazione costituisce il fondamentale segno di reale responsabilità ecclesiale nei riguardi del proprio patrimonio culturale. Un patrimonio poco stimato è anche poco conosciuto. Un patrimonio conosciuto viene stimato di più e può essere credibilmente valorizzato. Oltre tutto l’attività di inventariazione consente di preparare gruppi di specialisti profondi conoscitori del patrimonio culturale presente nelle diocesi e di metterli in contatto diretto con le parrocchie. Inoltre esso consentirebbe il nascere di iniziative molto importanti per valorizzare il patrimonio, per informare e sensibilizzare in ambito ecclesiale e sociale a livello parrocchiale, locale, diocesano, regionale e nazionale).

Se non si conosce in modo documentato e uniforme il patrimonio che si possiede si rischia di valorizzarne solo una parte molto limitata. D’altra parte una banca dati nazionale costituisce una potenzialità straordinaria di valorizzazione a livello nazionale, diocesano e locale. La banca attende solo di essere valorizzata. Non utilizzarla mi sembra uno spreco.

I soggetti promotori. I centri istituzionali di riferimento per una possibile azione ecclesiale concertata in rete in vista della valorizzazione dei bc (a livello diocesano, interdiocesano, regionale, nazionale, sopranazionale) sono in primo luogo gli Uffici e le Commissioni diocesane, le Consulte regionali dei bc, gli Uffici della CEI, i musei e la loro associazione. Ma sono da ricordare anche le Facoltà di teologia, gli Istituti di Scienze Religiose,le biblioteche, gli archivi, le Facoltà di lettere e filosofia e di Architettura, gli ordini professionali, le associazioni. Da soli non si valorizza.

Una proposta per attivare il lavoro in rete a scala nazionale potrebbe fare leva sulla recente app “Cattedrali d’Italia”. In concreto, si potrebbe immaginare una “notte delle cattedrali”, come avviene in Francia da sei anni. Per l’Italia, penso, ad esempio, alla notte del 15 agosto. Siamo in piena estate. C’è molta gente in giro. Si potrebbero programmare viste guidate e concerti d’organo.

A scala nazionale, allo scopo di attivare il lavoro in rete, accanto alle iniziative già avviate da tempo, si potrebbero immaginare iniziative specifiche in relazione alla liturgia nei tempi di Avvento e di Quaresima. Come, ad esempio, avviene in Austria, nella cattedrale di Innsbruk, dove da trentacinque anni, in Quaresima viene proposta un’iniziativa che connette Quaresima e arte contemporanea.

Quale strategia? Gli elementi fondamentali della strategia che si proponga di valorizzare dei bc nel contesto ecclesiale si possono elencare senza difficoltà:

– la comunicazione (attualmente ancora anemica, frammentaria, solo locale) utilizzando tutti gli strumenti oggi disponibili, soprattutto gli strumenti messi a disposizione dall’informatica; sarebbe utile per tutti creare un portale nazionale (simile a google arts) dal quale sia possibile attingere alle banche dati esistenti e alle informazioni riguardanti tutte le iniziative di valorizzazione promosse in Italia. Il sito della CEI “Vie della bellezza” è nato esattamente a questo scopo e va promosso con grande convinzione. Anche il portale dell’Ufficio nazionale per i beni culturali e l’edilizia di culto della CEI “Beweb”, che censisce cinque milioni di oggetti artistici, chiese, musei, biblioteche e archivi, è uno strumento di grandissimo valore e utilità.

– lo spirito di iniziativa da parte di gruppi e associazioni laicali (ancora troppo limitata; sembra prevalere ancora un atteggiamento passivo);

– la progettualità, cioè la capacità di cogliere le domande esplicite e implicite, coniugarle con le risorse, immaginare e dare corpo a iniziative realistiche, modeste ma concrete;

– il coordinamento/la collaborazione/lo scambio di informazioni (basterebbe un link) (in Italia i singoli soggetti ecclesiali sono numerosi ma ancora troppo isolati e privi di risorse per promuovere iniziative di valorizzazione; uniti o almeno coordinati lo sarebbero certamente di meno); (molto interessante da questo punto di vista la “settimana della bellezza” organizzata in diocesi di Grosseto dal 15 al 24 ottobre 2016); da questo punto di vista iniziative a scala regionale e nazionale, come ho detto poco fa, sono alla nostra portata e sarebbero molto utili.

– la continuità (la programmazione delle iniziative è una prassi raramente adottata). La valorizzazione a intermittenza non funziona.

Per chi valorizzare? Per tutti, evidentemente. Il primo destinatario della valorizzazione dovrebbe essere il popolo di Dio, ogni comunità cristiana. (Per renderla consapevole, fiera, attiva). Sono convinto, infatti che la comunità cristiana – compreso il clero e i religiosi – dovrebbe essere il primo motore di ogni iniziativa (mentre la comunità continua a essere ancora piuttosto lontana da un apprezzamento sufficiente del patrimonio che le appartiene). Su questo punto, perciò, occorrerebbe un impegno speciale di riflessione per valutare l’orientamento e l’efficacia delle iniziative intraprese e per studiare concrete e idonee strategie allo scopo di stimolare le comunità cristiane nel loro complesso, sacerdoti e religiosi compresi. Si valorizzano i bc se ne è chiaro il valore anche a livello popolare, se non è un lusso, e questo non può essere dato per scontato.

Con quale stile valorizzare? Uno stile ecclesiale, ispirato ai temi ecclesiali alti, quelli che hanno radici nel Concilio Vaticano II, come l’evangelizzazione, l’ecumenismo, il dialogo interculturale interreligioso, il dialogo con la società e la cultura contemporanea, il superamento dell’eurocentrismo. Tutti queste sono da considerare componenti essenziali di ogni iniziativa di valorizzazione come di ogni azione ecclesiale. Esse dovrebbero essere del tutto evidenti e urgenti ma occorre richiamarle ancora con pazienza, a lungo e con convinzione. Si valorizza in una logica e con uno stile ecclesiale, uno stile di vasto respiro, che coniuga locale e globale. Questo richiederebbe, ad esempio, che si guardasse abitualmente a quanto fanno le altre diocesi e conferenze episcopali europee, secondo una logica di scambio e di collaborazione, imparando gli uni dagli altri. Il complesso dei bce sparso in Europa, infatti, costituisce una grande risorsa non solo per le Chiesa ma per l’intera società europea. Si parla spesso di radici cristiane d’Europa: i bce si possono considerare le tracce visibili (in qualche caso molto visibili, come le cattedrali) di tali radici.

Quali rapporti con gli enti pubblici e con i soggetti privati? Rapporti di collaborazione, evidentemente. Ma, in concreto, con quali attenzioni? Non in maniera ingenua. Non da battitori liberi, non fuori dalla rete ecclesiale e senza strategie.

Bibliografia essenziale

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CECCHI R., Abecedario come proteggere e valorizzare il patrimonio culturale italiano, Milano, Skira, 2015.

CASINI L., Ereditare il futuro. Dilemmi sul patrimonio culturale, Bologna, il Mulino, 2016.

DIOCESI di BERGAMO, 3 febbraio 2017, presentazione di Leggere l’edifico sacro – Un progetto editoriale di guide per le chiese della nostra diocesi divisa in quattro sezioni: chiese parrocchiali, chiese non parrocchiali e santuari, chiese contemporanee, itinerari. La collana è accompagnata da sussidi per i bambini e pieghevoli. I contenuti confluiranno in una piattaforma digitale che comprenderà anche un catalogo multimediale. Il progetto servirà a promuovere anche il turismo religioso.

CEI beweb www.beweb.chiesacattolica,it

MIBACT italia viaggio nella bellezza I LUOGHI DELLA CULTURA

MIBACT tutte le app del MIBACT

Google Arts&Culture, portale rinnovato nel 2016

Archeomatica Tecnologie per i beni culturali”, rivista on line

Terzo Millennio onlus” Federazione di Associazioni di volontariato dei beni culturali religiosi presente in Italia da circa 10 anni

Pietre Vive” Associazione internazionale di comunità giovanili promosse dai gesuiti per annunciare il vangelo presente nell’arte attiva anche in numerose città italiane

Ars et Fides” Associazione internazionale di guide volontarie

Guarino Guarini” associazione nata nel 1999 per lo studio e la valorizzazione dell’arte cristiana a Torino e nell’area subalpina, membro dell’Associazione internazionale Ars et Fides

Chiese Vive” associazione nata per valorizzare le chiese presenti nel centro storico di Verona.

Chorus” associazione per le chiese del patriarcato di Venezia

www.ravennamosaici.it (Opera di Religione della Diocesi di Ravenna)

www.chorusvenezia.it (Associazione “Chorus”, Venezia)

www.veneziaupt.org (Patriarcato di Venezia, Ufficio per i beni culturali e il turismo)

www.chieseverona.it (Associazione “Chiese Vive”, Verona)

www.arsetfides.it (Federazione internazionale di associazioni di guide volontarie)

www.pietrevive.altervista.org (Associazione “Pietre Vive”)

www.arsetfidesfirenze.it (diocesi di Firenze)

www.terzo-millennio.org (diocesi di Lucca)

www.associazioneguarini.org (Torino e area subalpina)

www.divinarivelazione.org (itinerari di arte e fede a Roma pensati e guidati dalle suore missionarie della divina rivelazione)

1 Ringrazio per le informazioni mons. Fabrizio Capanni.

2 Ringrazio per le informazioni Leonardo Servadio

3 Ringrazio per le informazioni Massimiliano Valdinoci e Carole Varvier Chargée de projets Art Sacré

Département Art Sacré/ SNPLS Conférence des évêques de France 58, avenue de Breteuil, 75007 Paris 01.72.36.69.46 carole.varvier@cef.fr

6 Ringrazio per le informazioni Antonio Marchesi e Walter Zahner

7

8 Si veda: www.liturgie.de

 

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