Abbraccio come segno di accoglienza e protezione, apertura al dialogo: attorno a queste polarità, spiega Paolo Belloni nel testo che presentiamo qui sotto (seguito da breve commento), si articola il progetto del nuovo centro pastorale di Cavernago e Malpaga. La grafica del progetto sembra riprendere, con straordinaria raffinatezza, un messaggio non dissimile da quello impresso nella chiesa di Rivas Vaciamadrid (Madrid) da Vicens & Ramos: essenzialità al servizio delle scansioni luminose che fanno dello spazio interno un luogo di dinamico splendore. Alla cerimonia della consacrazione, avenuta l’11 marzo 2018, il vescovo di Bergamo, mons. Francesco Beschi, ha detto: Questa è la chiesa del futuro in un tempo in cui facciamo fatica a immaginarlo. Ma il futuro si costruisce se abbiamo radici e storia. E le due parrocchie di Cavernago e Malpaga hanno una grande storia”.

Il canale di luce diviene momento caratterizzante; vista da ovest, sud-ovest

Di Paolo Belloni, architetto

IL CONCEPT

Progettare uno spazio sacro significa proiettare la propria visione del mondo in una società che vede complesse dinamiche di globalizzazione, di interazione tra culture, religioni e popoli. Una luogo sacro è un luogo speciale e unico, di permanenza, un punto di riferimento, solido e vero. Non deve temere il tempo. Troppa luce, troppi segni, troppi materiali, spesso effimeri, non possono che svilire il senso di un luogo di culto.

Il lavoro si concentra sulla materia, sull’ossatura e sulla solidità, in contrasto ad un contesto che ci immerge nell’effimero, nel temporaneo, nel riciclabile che così riciclabile non è.

Nel principio insediativo dell’abbraccio le ragioni funzionali, di organizzazione degli spazi interni trovano una loro relazione più concettuale con la figura della Madonna con il Bambino ben evidente nella struttura elementare dello spazio.

L’ingresso, lato nord (F. Romano)

L’abbraccio rappresenta un segno di inclusione, di apertura, ma anche di protezione e di delimitazione dei confini. L’abbraccio di Klimt, di Leonardo o del Mantegna restituiscono una organizzazione dei gesti e dello spazio pittorico che rimanda alla costruzione di uno spazio architettonico che si ispira a quel principio. Il limite chiaro del velo e del corpo a proteggere verso l’esterno, lascia spazio a un segno e a un dinamismo verso l’interno. Il progetto coniuga la volontà di apertura e dialogo verso l’esterno con l’esigenza di protezione e tutela dei luoghi.

Vista del lato sud

Tutto il complesso è strutturato in corpi di fabbrica interconnessi che ospitano le funzioni principali:

  1. Chiesa+Sacrestia

  2. Casa Parrochiale+segreteria

  3. Centro Parrocchiale e sale per attività educative e ricreative

    Planimetria d’insieme

Realizzato in un ambito di recente urbanizzazione e il nuovo complesso rappresenta un tassello importante nella costruzione di un luogo nel quale la comunità possa riconoscersi.

Il tema del recinto diventa un riferimento imprescindibile che permette, analogamente a quanto avviene nei due monumentali castelli e nelle cascine agricole, di cucire edifici con funzioni totalmente distinte in un unicum architettonico riconoscibile nel territorio. Il muro perimetrale esterno si allunga, si alza, piega, gira, si ribassa, solo in alcuni, pochi punti calibrati, si apre.

All’esterno l’elemento caratterizzante è rappresentato dall’innalzamento con un volume inclinato per denunciare la presenza della chiesa come segno nel territorio, un elemento di proiezione simbolica verso il cielo e che conduce abbondante luce all’interno dello spazio rinunciando alla presenza del campanile

L’ingresso e lo spazio previo; sulla sinistra sporge il canale di luce del battistero (F. Romano)

Lo spazio interno della chiesa coniuga l’impostazione assiale tradizionale con una spazialità più “centrale”. La disposizione assiale presenta il pregio di una gerarchia chiara e di una sperimentata logistica nella gestione della liturgia.

Pianta della chiesa, che è “orientata” (la parete dietro l’altare guarda a est).

La disposizione a pianta centrale favorisce un maggiore coinvolgimento dell’assemblea nella celebrazione ma rischia di produrre un appiattimento dello spazio liturgico.

L’ingresso è laterale. Questo modo di entrare induce un movimento ellittico del corpo e dello sguardo dei fedeli che in un crescendo di prospettive e di profondità spaziali si conclude con lo sguardo verso il presbiterio.

Vista verso il lato sacrestia e Via Crucis, sopra la quale si apre il grande canale di luce che risalta all’esterno. Sulla destra in fondo all’aula, la penitenzieria e l’ingresso principale.

L’altare è un parallelepipedo “radicato” direttamente nel terreno nel quale è sorta la nuova chiesa, la parte emergente visibile è solo una porzione di questo monolite.

Il fonte battesimale cerca invece una relazione tra terra e cielo, l’acqua come stato intermedio tra la solidità della terra e l’impalpabilità dell’aria. E’ l’estensione all’interno di un volume esterno che si protende verso l’alto per accogliere la luce e l’acqua (in senso simbolico) che provengono dall’alto in una condizione intermedia tra esterno ed interno della Chiesa.

L’ambone, il luogo della parola è concettualmente e fisicamente relazionato con il cielo, con l’alto, non tocca il suolo ma è sospeso e proteso verso l’assemblea ed è illuminato da un lucernario che capta la luce naturale.

L’ambone (F. Romano)

L’area presbiteriale si compone di piani orizzontali e verticali che tagliano lo spazio. Il fondale si solleva da terra di un solo gradino ed è costituito da una parete che termina a metà altezza lasciando intravvedere la grande vetrata che caratterizza il fondo visivo del presbiterio, dietro il quale si apre un giardino intercluso, un piccolo chiostro contemporaneo, che estende lo spazio sacro all’esterno. Una nicchia ospita il tabernacolo. La grande vetrata retrostante si apre su un giardino intercluso, uno luogo contemplativo che permette di scorgere la relazione con il mondo esterno e di conferire maggiore profondità e ricchezza visiva a tutto lo spazio.

Vista verso il presbiterio, schermato da una parete che espone il tabernacolo sulla destra. Sull’articolata pedana, a sinistra sporge l’ambone, a destra si nota il leggio (F. Romano)

Adiacente alla penitenzeria, collocata sul fondo della chiesa, è presente una raffigurazione della Madonna che, in asse con l’ingresso, assume il significato della Madre che accoglie e che si congeda dall’Assemblea. In prossimità è stata realizzata la via Crucis. Immagine Mariana, via Crucis, Tabernacolo e la parete adiacente al fonte battesimale e sulla quale verranno fisicamente incisi i nomi di tutti i bambini battezzati in questa chiesa sono tutte opere dell’artista Gianriccardo Piccoli.

Vista verso il luogo della riconciliazione e l’ingresso principale (F. Romano)
Vista verso il battistero (F. Romano)

La luce naturale sottolinea e valorizza gli spazi dell’azione liturgica per favorire il raccoglimento e la preghiera. La luce artificiale interviene con diversi livelli di configurazione gestiti per sottolineare le azioni liturgiche nei vari momenti dell’anno e del rito. Gli elementi di illuminazione a soffitto sono costituiti da fori tondi di vario diametro che perforano la soletta in calcestruzzo a vista, rimandano all’idea di un universo stellato e accentuano la sensazione di interiorità dello spazio.

Continuità materiale delle superfici interne, traforate da oculi luminosi (F. Romano)

Il Materiale. L’intero complesso è realizzato con cemento armato a vista opportunamente cromatizzato e texturizzato per permettere la restituzione di una superficie calda in grado di reagire con la luce naturale. Il colore di riferimento è quello della terra arata asciugata dai raggi del sole. Un’unica materia, un unico colore e nella sobrietà dei segni risiede la ricerca di una più ampia verità costruttiva perchè “….solo ciò che è vero è sacro”.

In un unico materiale sono state risolte le tre funzioni principali: struttura, isolamento, finitura. Alcune porzioni di rivestimento sono realizzate in legno massello di frassino a sottolineare l’atmosfera accogliente e calda degli spazi interni.

Il riferimento principale è quello della tradizione romanica e gotica nella quale le chiese erano di fatto manufatti edilizi caratterizzati da assoluta continuità tra interno ed esterno, pareti, pavimento e copertura, edifici massivi, semplici ma forti proprio perché essenziali e per questo motivo fortemente integrati nel paesaggio a restituire quell’immagine di unicum architettonico di cui si è già accennato

Vista dall’altare verso l’aula; a lampade spente risalta l’effetto della luce che penetra dall’esterno (F. Romano).

Le funzioni principali dell’oratorio si dispongono sul perimetro definendo i due lati est e nord del lotto, lasciando un ampio spazio libero al centro, una corte, un cortile, una piazza, che accoglie con grande flessibilità le attività all’aperto.

Le due funzioni principali dell’oratorio, quella di carattere ludico/ricreativo e quella di catechesi/formazione sono distribuite in due corpi di fabbrica connessi ma relativamente autonomi, messi in relazione reciproca in un unico architettonico. Il Programma è molto semplice, aule per la catechesi e l’attività dei ragazzi e un’aula più grande in grado di ospitare incontri aperti alla comunità, presentazioni, e momenti di riflessione. I servizi igienici e una cucina per le attività conviviali completano il programma di questo corpo di fabbrica. Il corpo nord ospita invece uno spazio “bar” altre due aule per incontri e catechesi e i servizi.

Prospetti esterni (in alto il lato sud; sotto il prospetto esterno del lato nord del complesso; in basso il lato nord dallo spiazzo interno al complesso)

Un ampio porticato protegge il collegamento tra i due corpi di fabbrica. Nell’area a prato a nord, in adiacenza al preesistente parco pubblico sono state collocate attrezzature per il gioco e per i momenti di incontro conviviale che occasionalmente possono coinvolgere alcune centinaia di persone a sottolineare il ruolo della nuova struttura come un luogo di identità comunitaria all’interno del tessuto urbano.

 

 

In alto le sezioni trasversali (a sinistra sezione sul presbiterio, si notano i lucernari dedicati all’ambone e all’altare e il volume della sacrtestia; a destra sezione presso la parete ovest). Sotto la sezione longintudinale (a sinistra, verso est si nota l’altare, a destra, verso ovest, si nota lo spazio della riconciliazione).

 

Se nei quartieri periferici del dopoguerra era prassi realizzare una nuova chiesa e le funzioni per la collettività attorno alle quali organizzare le aree residenziali, in questo caso il processo è stato inverso. La nuova struttura completa infatti un tessuto urbano orfano di un luogo di identificazione comunitaria, di intercultura, di accoglienza. Un riferimento per alcune generazioni di persone che lo animeranno con la propria presenza e alle quali è affidato il compito di prendersene cura.

 

Arch. Paolo Belloni* – PbeB architetti

COMMENTO

Risulta difficile trovare chiese contemporanee che non siano studiate quasi esclusivametne in funzione del rapporto tra altare e assemblea: pur essendo questo il rapporto fondamentale, lo spazio liturgico è complesso e richiede che tutti i diversi poli che lo abitano siano evidenziati e tra loro dialoganti. In questa chiesa l’opera è invece riuscita. La continuità materica e cromatica dell’insieme compone uno spazio marcatamente unitario mentre i tagli dei piani e gli scorci di luce naturale o artificiale sono proposti con una continuità che tuttavia consente anche di evidenziare le particolarità dei diversi luoghi.

Sullo sfondo scuro risaltano le accentuazioni cromatiche, per esempio accentuando l’altare così come anche l’ambone, il cui disegno risulta particolarmente efficace pur senza indulgere in velleità scultoree (vellità che spesso risultano fastidiose). Anche grazie alla paretina che li stacca e protegge dalla vetrata di fondo, e grazie all’incavo che si inoltra nella pedana presbiterale, si presentano entrambi ben individuati e del pari tra loro collegati. L’ambone in particolare è veramente tale: luogo elevato e proteso verso l’assemblea. Un caso rarissimo nel tempo corrente: la sua gravitas viene evidenziata dal leggero leggio posto sull’altro lato, in cornu epistulae.

E la presenza del fonte battesimale leggermente arretrato sul lato dell’aula, accanto all’ingresso, offre la possibilità di disegnare uno spazio che dal luogo dell’iniziazione si apre in un efficace abbraccio: è questo che diviene il segno più evidente dell’unitarietà del complesso insieme. Le fonti luminose punteggiano, accompagnano, evidenziano, colorano, ritmano, individuano senza mai separare. 

Ecco dunque che un progetto architettonico che potrebbe definirsi “hi tech” forse è, meglio e più semplicemente, ben congegnato, poiché l’aspetto del design risulta fortemente ancorato e conseguente alle necessità espressive della liturgia.

(L. Servadio)

SCHEDA

NUOVO CENTRO PASTORALE DELLE PARROCCHIE DI CAVERNAGO E MALPAGA (Bergamo)

CHIESA, CANONICA, ORATORIO

Concorso 2012-2013

Primo Premio con incarico per il progetto

Data di completamento: Marzo 2018

Costo complessivo: €4.000.000,00

Realizzazione finanziata dalla CEI con fondi 8×1000

CREDITS:

Committente Parrocchie di Cavernago e Malpaga,  parroco: Don Enrico Mangili

Progetto Architettonico Arch. Paolo Belloni-PBEB Architetti.Bergamo

Direzione Artistica Arch. Paolo Belloni-PBEB Architetti

con: Arch. Stefano Rolla

Responsabile del Procedimento Ing. Luca Flaccadori-Alex Servizi

Artista: Gianriccardo Piccoli

Liturgista: Don Giuliano Zanchi

Direzione Lavori Ing. Markus Anesa

Sicurezza Arch. Michele Todaro- PBEB Architetti

Progetto Strutture Ing. Gianangelo Bramati

Progetto Impianti elettrici Green Power tech s.r.l.

Progetto Impianti meccanici Studio Associato Cortesi

Opere Artistiche Gianriccardo Piccoli

Impresa esecutrice Ars AEDIFICANDI s.p.a.

Credit fotografie: Filippo Romano, Stefano Rolla, Paolo Belloni

DATI DIMENSIONALI:

Superficie netta della chiesa: 500mq 600(lordi)

Superficie netta dell’oratorio: 600mq 680(lordi)

Casa Canonica: 120mq 160(lordi)

Superficie del lotto: 9.300mq

Superficie coperta: circa 2.000mq

Posti a sedere: 300

 

*Paolo Belloni (Bergamo 1967) studia a Lisbona e Barcellona, si laurea con lode in Architettura al Politecnico di Milano nel 1993. Lavora a New York e a Maracaibo. Dottorato Internazionale con Lode presso la Escuela Tecnica Superior de Arquitectura de Barcelona in “Patrimonio Storico, Civile, Urbanistico e Riabilitazione di Costruzioni Esistenti”. Nel 1995 apre il proprio studio a Bergamo. È vincitore di numerosi concorsi di progettazione All’attività professionale affianca dal 1994 quella didattica al Politecnico di Milano dove dal 2004 è docente in Progettazione Architettonica, Architettura del Paesaggio e Composizione Architettonica e Urbana. Nel 2002 ha fondato Archiforum, Associazione per l’Architettura. Relatore invitato in numerosi convegni e conferenze in ambito nazionale ed internazionale. E’ membro del comitato scientifico e della giuria del premio “Mediterranean Mimar Sinan Prize” ad Istanbul. È ideatore e fondatore del workshop internazionale “Thinking The Edge”. È stato Presidente dell’Ordine degli architetti della Provincia di Bergamo dal 2009 al 2012. È iscritto all’AIAPP Associazione Italiana Architettura del Paesaggio. Tra i suoi progetti per luoghi di culto si segnalano oltre al Centro Pastorale di Cavenago: la riqualificazione della Chiesa di Brembo di Dalmine, il Giardino della Pace, la Casa del Pellegrino, Il nuovo teatro e la Cripta Oboedientia et Pax a Sotto il Monte Giovanni XXIII, il restauro della Chiesa di S.M.Immacolata a Longuelo, la nuova Chiesa di Cibeno di Carpi, in costruzione, e numerosi allestimenti. Nel 2017 ha ricevuto il primo premio al “The Plan Award” per la realizzazione della nuova Scuola Primaria di Curno.

PBEB-Paolo Belloni Architetti – via F.Corridoni 17 – 24124 Bergamo

tel. 035.232247 348.7150390 mail: pbeb@pbeb.it web: www.pbeb.it skype: pbebarchitetti

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