La figura dell’ambone, la sua finalità e i modi in cui la sua progettazione dovrebbe essere affrontata, sono indicati nelle due Note pastorali pubblicate dalla Conferenza Episcopale Italiana negli anni 1993 e 1996. Ne riportiamo qui le citazioni attinenti e, a seguire, presentiamo alcuni esempi da noi scelti e commentati a mo’ di illustrazione.
“9. L’ambone è il luogo proprio della parola di Dio. La sua forma sia correlata all’altare, senza tuttavia interferire con la priorità di esso; la sua ubicazione sia pensata in prossimità all’assemblea (anche non all’interno del presbiterio, come testimonia la tradizione liturgica) e renda possibile la processione con l’Evangeliario e la proclamazione pasquale della Parola. Sia conveniente per dignità e funzionalità, disposto in modo tale che i ministri che lo usano possano essere visti e ascoltati dall’assemblea. Un leggio qualunque non basta: ciò che si richiede è una nobile ed elevata tribuna possibilmente fissa, che costituisca una presenza eloquente, capace di far riecheggiare la Parola anche quando non c’è nessuno che la sta proclamando. Accanto all’ambone può essere collocato il grande candelabro per il cero pasquale“. (Dalla Nota pastorale della Conferenza Episcopale Italiana “La progettazione di nuove chiese” – 1993)
“18. L’ambone L’ambone è il luogo proprio dal quale viene proclamata la parola di Dio3′. La sua forma sia correlata a quella dell’altare, il cui primato deve comunque essere rispettato. L’ambone deve essere una nobile, stabile ed elevata tribuna, non un semplice leggio mobile; accanto ad esso è conveniente situare il candelabro per il cero pasquale, che vi rimane durante il tempo liturgico opportuno. L’ambone va collocato in prossimità dell’assemblea, in modo da costituire una sorta di cerniera tra il presbiterio e la navata; è bene che non sia posto in asse con l’altare e la sede, per rispettare la specifica funzione di ciascun segno32. Se in una chiesa di importanza storica è presente un ambone o un pulpito monumentale, si raccomanda di inserirlo nel progetto di adeguamento in modo da utilizzarlo normalmente o almeno in coincidenza con grandi assemblee o in occasioni solenni, in cui si valorizzano più ampiamente i ministeri a servizio della Parola“. (dalla Nota pastorale della Conferenza Episcopale Italiana “L’adeguamento delle chiese secondo la riforma liturgica” – 1996)
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